Houston, 21 apr. – Il taglio degli investimenti nel settore del petrolio comportera’ in futuro una persistente volatilita’ sul fronte delle quotazioni. Lo ha sottolineato l’amministratore delegato di ConocoPhillips, Ryan Lance, nel suo intervento alla Ihs-Cera Week, la settimana dell’energia che ogni anno richiama a Houston i principali leader del settore. Se le societa’ “percepiranno sagnali di ritorno di un prezzo alto – ha osservato Lance – allora aumentera’ la produzione esacerbando il problema, a seconda del livello della domanda”. Nei prossimi anni dobbiamo aspettarci “un mondo piu’ voltatile”, ha avvertito, e se il prezzo del greggio tornera’ a quota “80 o 90 dollari al barile, c’e’ un’altrettanta probabilita’ che poi torni anche a 50 o 60 dollari al barile”. Lance ha dunque escluso fusioniall’orizzonte per il gruppo da lui guidato. Molti esperti ritegono che l’accordo da 70 miliardi di dollari tra Shell e Bg, sia solo il primo di una serie di operazioni di consolidamento nel settore in questo contesto di basso livello dei prezzi del greggio. “Ma la scommessa e’ che il petrolio recuperi”, ha detto il Ceo della ConocoPhillips, indicando nell’alta valutazione dei titoli uno degli impedimenti ad operazioni di fusione ed acquisizione.
Durante un panel con la senatrice dell’Alaska Lisa Murkowski, la repubblicana che guida la commissione Energia del Senato americano, Lance ha ribadito la necessita’ di eliminare il bando sull’export di greggio Usa. “L’energia dovrebbe venire trattata a livello internazionale come ogni altro prodotto”, ha affermato Lance, segnalando che le raffinerie non sono in grado di gestire tutto il petrolio prodotto dallo shale e che quindi andrebbe spedito sui mercati internazionali. (AGI) .