Pur rallentando la caduta rispetto a maggio, anche lo scorso giugno l’export petrolifero dell’Arabia Saudita, il primo produttore mondiale di greggio, si è attestato su valori drammaticamente più bassi rispetto a quelli dello stesso periodo dello scorso anno.
Secondo i dati ufficiali recentemente diffusi dalla General Authority for Statistics del Governo di Riad, infatti, a giugno 2020 le vendite saudite di petrolio sui mercati internazionali sono diminuite del 55% rispetto a giugno 2019, con un ammanco in termini di entrate quantificato in 8,7 miliardi di dollari.
Cifra enorme, che tuttavia segna un parziale miglioramento rispetto ai dati del mese precedente, quando l’export aveva fatto registrare un calo di 12 miliardi in valore assoluto rispetto a maggio 2019.
Lo scorso giugno, considerando non solo il greggio ma anche i prodotti derivati come chimica e plastica, le esportazioni saudite sono cresciute di quasi il 20% rispetto al mese precedente, testimoniando quindi un’inversione di tendenza che tuttavia al momento potrebbe non essere sufficiente a far rientrare lo stato di allarme in cui versa il Paese.
L’Arabia Saudita sta infatti attraversando un periodo di forte recessione economica, causata dalla crisi del coronavirus e – soprattutto – proprio dalla drastica riduzione delle entrate legate all’industria del petrolio, su cui si basa gran parte della sussistenza del regno mediorientale.