L’Eni ha chiuso il 2019 con risultati che l’Amministratore delegato Claudio Descalzi ha definito “eccellenti, nonostante lo scenario decisamente negativo, caratterizzato da discontinuità geopolitiche e da uno scenario prezzi certamente meno favorevole rispetto al 2018”, e ha svelato la sua nuova strategia di lungo termine, che si basa sulla riduzione dell’impatto ambientale e in cui il petrolio avrà sempre meno peso, lasciando al gas il ruolo da protagonista.
Durante lo scorso anno, il ‘cane a sei zampe’ ha totalizzato un utile netto di 150 milioni di euro, in forte calo rispetto ai 4,23 miliardi di euro del 2019, ma le condizioni di mercato sono molto cambiate, come precisato dal CEO del gruppo, secondo cui la strategia adottata negli ultimi anni ha consentito di “crescere e di rafforzare la nostra resilienza. In particolare nel business Upstream abbiamo raggiunto la produzione record di 1,87 milioni di barili giorno e conseguito il rimpiazzo del 117% delle riserve prodotte”.
Tornando alle performance economiche, nel 2019 l’utile netto adjusted ha raggiunto i 2,88 miliardi di euro, in calo del 37% su base annua. Nel corso dell’esercizio, gli investimenti netti sono ammontati a 7,73 miliardi di euro, al netto dell’acquisizione del 20% di ADNOC Refining e di riserve per l’ammontare complessivo di 3,3 miliardi (effetti IFRS 16 non significativi).
Ed è proprio l’acquisizione del 20% di ADNOC Refining ad aver fatto aumentare anche l’indebitamento finanziario netto, che al 31 dicembre 2019 risultava (escludendo l’applicazione dell’IFRS 16) pari a 11,5 miliardi, il 38% in più del valore registrato al 31 dicembre 2018.
Contestualmente al bilancio consolidato 2019, il CdA dell’Eni ha anche varato la nuova strategia dell’azienda, che fissa un orizzonte intermedio al 2023 e un obbiettivo di lungo termine al 2050.
Partendo dall’upstream, la società prevede che la produzione cresca ad un tasso del 3,5% fino al 2025, per passare poi ad un “flessibile declino principalmente nella componente olio”. Come anticipato, il petrolio lascerà il posto al gas: “Il mix produttivo avrà una componente gas del 60% nel 2030, che arriverà all’85% nel 2050”. In quest’ottica, crescerà anche il segmento legato al GNL, il cui portafoglio di volumi contrattualizzati attesi sarà pari a 16 milioni di tonnellate all’anno nel 2025.
Un altro pilastro della strategia Eni è costituito dalla rinnovabili, che saranno in forte crescita con un target di oltre 55 GW al 2050. Anche nel business della raffinazione si andrà in questa direzione, con una “graduale conversione dei siti italiani ricorrendo a nuove tecnologie per la produzione di prodotti decarbonizzati da riciclo di materiali di scarto”.
Infine le emissioni di CO2, che grazie ad una serie di tecnologie Eni punta a ridurre dell’80% in valore assoluto (ben oltre la soglia del 70% indicata dalla IEA nel Sustainable Development Scenario – SDS – che traccia le riduzioni delle emissioni compatibili con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi) entro il 2050.