Pur restando ancora il fornitore di oltre la metà del greggio importato dalla Cina (il 55%), l’area OPEC sta lentamente perdendo terreno e quote di mercato, a favore di newcomer del settore, come gli USA.
Secondo un recente report della società specializzata Platts, infatti, nel mese di giugno 2017 l’import petrolifero cinese da fonti americane ha superato per la prima volta il milioni di tonnellate, attestandosi per la precisione a 1,09 milioni di tonnellate, ovvero 286.000 barili al giorno. Cifra complessivamente bassa in valore assoluto, se si considera che Pechino, sempre nel solo mese di giungo 2017, ha importato dall’estero complessivamente 8,82 milioni di barili al giorno, con una crescita del 17,9% rispetto ai 7,48 milioni di barili al giorno importati nel giungo 2016. Ma il trend, secondo l’analisi di Platts, è evidente: nel 2016 Pechino acquistava mediamente un volume di greggio mensile di 34.000 barili al giorno dagli USA, mentre a maggio 2017 i barili al giorno sono stati 179.449, e a giugno poco meno di 300.000, con un incremento mese su mese del 49%.
Il tutto a discapito principalmente dell’Arabia Saudita, che – anche a causa del taglio della produzione deciso per tentare di arginare l’eccesso di offerta e la conseguente debolezza del prezzo al barile – è infatti scesa al 3° posto nella classifica dei fornitori di greggio alla Cina, dietro Russia e Angola. L’import petrolifero cinese dal regno arabo a giugno 2017 è stato pari a 940.000 barili al giorno, valore più basso degli ultimi 6 mesi, con un calo del 13,2% rispetto a maggio 2017 e del 15,7% rispetto a giugno 2016.