A causa della perdurante debolezza del prezzo del barile di petrolio, i ricavi del colosso cinese dell’oil&gas offshore CNOOC (China National Offshore Oil Corporation) sono crollati del 26,8% a 5,32 miliardi di dollari nel terzo trimestre dell’anno.
Un impatto notevole, che tuttavia non sconvolge ma anzi rende più urgenti i piani della compagnia, che ha già annunciato l’intenzione di ridurre la propria dipendenza dal greggio a favore del gas naturale. Il metano al momento pesa per il 21% della produzione complessiva di CNOOC, ma l’obbiettivo è quello di arrivare al 50% entro il 2035. Per riuscirci, l’azienda cinese rafforzerà le proprie attività di esplorazione offshore, sia in patria che all’estero, alla ricerca di nuovi giacimenti di gas. Inoltre, sempre nell’ottica di una progressiva riduzione del proprio impatto ambientale, verranno potenziate anche le attività relative alla produzione di energia tramite fonti rinnovabili, eolico e solare.
A livello di produzione, CNOOC ha registrato nel Q3 2020 un incremento dei volumi del 5,1%, trainato dalla crescita del 10,4% del mercato interno grazie ai programmi statali mirati a rafforzare l’indipendenza energetica della Repubblica Popolare, che ha più che compensato il calo del 4,6% della produzione estera.
Durante il trimestre, CNOOC ha avviato la produzione di diversi progetti offshore nazionali, tra cui Bohai Bay — Nanbao 35-2 oil field S1 area, Jinzhou 25-1 oilfield 6/11 area e Bozhong 19-6 condensate gas field — e Liuhua 16-2/Liuhua 20-2 nella Pearl River Mouth basin.