Dopo il rientro degli USA nel ‘club’ dei sostenitori degli accordi di Parigi sul clima, un’altra delle prime azioni attuate dalla nuova amministrazione americana, in tema di energia, riguarda la sospensione delle nuove licenze di ricerca di petrolio e gas in territorio pubblico statunitense.
Nei giorni scorsi il neo-Presidente Joe Biden ha infatti firmato (tra i tanti) un ordine esecutivo che dispone una moratoria temporanea delle nuove licene di trivellazione su territorio federale (terrestre a marittimo), nonché la completa revisione degli attuali sussidi all’industria dei combustibili fossili.
Inoltre, il decreto di Biden ha anche disposto che tutte le agenzie e gli enti federali diano priorità alla tutela dell’ambiente in tutte le loro azioni, dagli acquisti di forniture e materiali alla sicurezza nazionale.
“Vogliamo alimentare il Paese con energia pulita, e farlo in modo da poter generare parallelamente milioni di nuovi porti di lavoro specializzati e ben retribuiti” ha spiegato Gina McCarthy, consulente della Casa Bianca per le materie ambientali.
Una decisione prevista, e di fatto da tempo inclusa nel programma elettorale di Biden, che tuttavia ha suscitato decise critiche dell’American Petroleum Institute. Il Presidente della principale lobby americana dell’oil&gas – da cui recentemente la major Total è uscita, in contrasto con lo scarso impegno ambientalista dell’associazione – Mike Sommers ha infatti definito la direttiva del neo-Presidente “un passo indietro per il progresso della tutela dell’ambiente” in quanto “indebolisce la leadership energetica americana mettendo a rischio la ripresa economia e la sicurezza nazionale. La domanda di energia, specie se l’economia ripartirà, continuerà a crescere e noi possiamo scegliere se produrre questa energia negli Stati Uniti oppure dover dipendere da Paesi esteri con standard ambientali più bassi e atteggiamenti politici ostili agli interessi americani”.
Non tutti i player dell’industria petrolifera, però, hanno mal digerito la mossa del nuovo inquilino della Casa Bianca, anzi: Dave Lawler, Persident e CEO di BP America, la filiale americana della major britannica BP, ha dichiarato con una nota che il gruppo “è pronto a lavorare insieme all’amministrazione Biden-Harris sulla loro agenda energetica e climatica. L’ambizione di BP è quella di diventare una ‘net zero company’ entro il 2050 o anche prima, e aiutare il mondo a fare lo stesso. Per questo supportiamo l’ambizione del Presidente Biden di rendere gli Stati Uniti climaticamente neutrali entro la metà del secolo”.
“Durante questa sospensione delle nuove licenze federali per l’oil&gas – ha aggiunto Lawler – vogliamo lavorare insieme all’amministrazione per definire politiche climatiche efficaci, inclusa la nuova normativa federale sul metano. Siamo a favore degli sforzi del Governo per rendere più sostenibile l’energy-mix americano, anche se riteniamo che gli idrocarburi avranno ancora un ruolo nel processo di transizione”.