Dopo il primo annuncio di ExxonMobil, il Governo di Cipro ora teme che le altre major seguiranno la corporation americana decidendo di posticipare le trivellazioni nell’offshore dell’isola mediterranea a causa degli effetti combinati (e interconnessi) dell’epidemia di coronvirus e della debolezza del mercato petrolifero (che da sempre ‘guida’ anche quello del gas naturale).
Il ministro dell’Energia di Cipro Giorgos Lakkotrypis – secondo quanto riportato nei giorni scorsi dalla stampa locale – ha recentemente confermato che Exxon ha comunicato la necessità di posticipare di oltre 12 mesi, da settembre 2020 a settembre 2021, le perforazioni previste a breve nel Blocco 10, dove si trova il più grande giacimento di gas fino ad ora scoperto nella Exclusive Economic Zone (ECZ) cipriota, regione in cui molte aziende internazionali sono a caccia di idrocarburi su input dell’esecutivo di Nicosia, che punta a trasformare l’isola in un hub mediterraneo del gas auspicando il ritrovamento di riserve ‘monstre’ come le vicine Zohr (Egitto) e Leviathan (Israele).
Exxon si è detta costretta a questa decisione dalla situazione di emergenza sanitaria e dal basso prezzo del barile, che sta deprimendo tutto il mercato e che aveva già spinto l’azienda USA ad annunciare, solo pochi giorni fa, un corposo taglio delle spese per investimenti programmate per il 2020.
Ora quindi, a Cipro, si teme che la mossa di Exxon possa scatenare una reazione a catena: lo stesso Lakkotrypis ha dichiarato che molto probabilmente anche l’italiana Eni e la francese Total posticiperanno gli interventi di perforazione già programmati nell’offshore dell’isola, proprio ora che Nicosia aveva appena ottenuto 300 milioni di euro di fondi per finanziare la costruzione di una nuova FPSO da installare al largo delle coste nazionali.