L’epidemia di Covid-19 e il crollo del prezzo del greggio avranno un impatto pesante sulle aziende del cluster ravennate attive in ambito offshore.
A lanciare l’allarme è il ROCA, l’associazione che le rappresenta e che in una nota rivela le previsioni negative sul fatturato aggregato dei suoi soci, che calerà del 20% nel 2020.
Molte delle aziende associate lavorano prevalentemente all’estero, visto che in Italia le attività offshore sono da tempo quasi del tutto ferme, e per quest’anno – prima dello scoppio della pandemia e della crisi petrolifera – le stime erano decisamente positive: si parlava infatti, secondo il ROCA, di un incremento del fatturato dell’8%, con molte commesse già in ordine e un previsto aumento dell’occupazione di analogo tenore.
“Ma poi – spiega Franco Nanni, Presidente del ROCA – sono intervenuti due gravi accadimenti: il coronavirus, che ha economicamente colpito quasi la totalità del mondo imprenditoriale, e la diminuzione del prezzo del petrolio che ha congelato molti progetti in essere e soprattutto futuri investimenti nel settore”.
L’effetto combinato di questi due fenomeni ha vanificato le previsioni positive, che stimavano un aumento del fatturato da 1,4 miliardi del 2019 e 1,6 miliardi di euro, impattando pesantemente sui membri dell’associazione. L’88% dei soci ROCA ha infatti dovuto abbandonare commesse a causa del Covid 19, mentre il 55% ha dovuto sospendere commesse a causa della riduzione del prezzo del petrolio.
Di conseguenza, anche il fatturato ha subito una contrazione calcolata del 20% rispetto al 2019, ovvero del 28% se si considera anche l’incremento precedentemente stimato.
Le ripercussioni saranno importanti anche sul piano occupazionale: quasi tutte le aziende associate hanno dovuto licenziare o, nelle migliori situazioni, mettere personale in cassa integrazione, ferie o smart working. Infatti, ad aprile il 65 % del personale italiano era in questa condizione. “Se non ci sarà una ripresa, l’occupazione nel secondo semestre sarà realmente catastrofica” secondo il ROCA.
Per tentare di arginare gli effetti negativi di questa crisi, l’associazione ha proposto al Governo lo sblocco immediato delle attività offshore in Adriatico, che potrebbe portare nuovi investimenti e un conseguente aumento occupazionale. L’Italia importa infatti oltre il 90% del gas metano che potrebbe, invece, essere prodotto dalle riserve in Adriatico. Con un conseguente beneficio alla bilancia dei pagamenti, alle famiglie, all’inquinamento e, soprattutto, porterebbe occupazione.