Secondo le stime della compagnia petrolifera statale boliviana YPFB, per recuperare le entrate derivate dalla vendita di gas naturale ai livelli del 2019, ci vorrà circa un anno.
La Bolivia, principale fornitore di gas naturale di Argentina e Brasile, dall’inizio della pandemia ha visto calare le proprie entrate di circa il 42%, nonostante i volumi siano rimasti quelli stipulati dai contratti firmati.
Anche se questo dato negativo é significativo, potrebbe essere andata peggio se fossero diminuiti anche i volumi di esportazione.
Infatti a controbilanciare questa situazione é stato l’inizio della stagione invernale (maggio – agosto) in Argentina e parte del Brasile, che oltretutto continua ad essere particolarmente intensa con temperature che hanno toccato -22 gradi al sud dell’Argentina. Di conseguenza é aumentato il consumo di gas per gli impianti di riscaldamento domestici.
Per questa motivo da maggio alla fine di giugno, la domanda totale di gas naturale in media è passata da 27 a 34 milioni di metri cubi al giorno.
Tuttavia i problemi del settore degli idrocarburi in Bolivia continueranno anche dopo la stagione invernale, visto che la capacità di produzione di gas per il prossimo anno sarà inferiore.
La crisi in questo settore è cominciata da qualche anno, quando il paese pur godendo del boom dei prezzi elevati, ha trascurato l’attività esplorativa, che continua a tutt’oggi oltre all’aumento del consumo del mercato interno. Dovuto sia all’aumento delle connessioni di gas per uso domestico, sia per l’aumento delle attività industriali.
In termini economici, gli effetti della pandemia, secondo gli analisti del settore hanno previsto che le entrate generate dalla vendita di gas nel 2020 raggiungerà 1.617 milioni di dollari, vale a dire il 40 percento in meno rispetto all’anno scorso, che ha raggiunto 2.694 milioni.