Nord Stream 2, la società controllata dal colosso russo del gas Gazprom (ma che vede tra gli investitori molte importanti compagnie europee come Engie, OMW, Shell, Uniper e Wintershall) che sta portando avanti la realizzazione dell’omonimo, e molto dibattuto, gasdotto, è stata a suo dire costretta dalle autorità della Danimarca a formulare una terza richiesta di permesse per una nuova e diversa possibile rotta del tratto offshore della pipeline che dovrebbe passere nelle acque di competenze del Paese scandinavo.
Mossa che, secondo la società, avrebbe il deliberato scopo di rallentare i lavori di completamento del gasdotto, che – almeno in base all’attuale time-line – dovrebbe essere terminato entro la fine dell’anno in corso.
“Chiedere lo sviluppo e la definizione di una terza possibile rotta, nonostante ci siano già due istanze analoghe in pieno iter di valutazione, può essere visto solo come un deliberato tentativo di ritardare il completamento del progetto”.
Progetto che, è bene ricordare, vale in tutto circa 11 miliardi di dollari e copre una distanza di 1.225 Km, lungo la quale il gas naturale russo dovrebbe viaggiare verso i mercati del Nord Europa, e della Germania in particolare. Berlino è infatti il primo sostenitore europeo dell’infrastruttura, che però è mal vista da Bruxelles, e osteggiata da una serie di Paesi Baltici, nonché considerata molto pericolosa da Washington: in tutti i casi il timore è il medesimo, ovvero che l’entrata in funzione del Nord Stream 2 possa contribuire a rendere ancor più forte la già ben nota e acclarata dipendenza energetica dell’Unione Europea dalla Russia, almeno per quanto riguarda le forniture di gas naturale.
Alla luce di tale situazione, Nord Stream nella sua nota ha parlato apertamente, in merito alla decisione della Danish Energy Agency di chiedere la formulazione di un’istanza di autorizzazione per una terza possibile rotta (dopo la prima, avanzata ad aprile 2017, e la seconda, dell’agosto 2018, entrambe per rotte che, secondo la controllata di Gazprom, soddisfano ampiamente tutti i parametri in termini di sicurezza e tutela ambientale), di un deliberato tentativo di ostacolare il progetto.
“Queste azioni della Danimarca – ha ribadito Nord Stream 2 nella sua nota – non solo minano le fondamenta dei principi legali di legittime aspettative e certezza del diritto su cui si basano la costituzione danese e la normativa europea, ma anche la libertà di posa di condotte sottomarine nelle zone economiche esclusive”.