Crescita basata su una presenza geografica sempre più estesa a livello globale, ma anche sull’incremento dell’offerta di servizi e ad un focus sempre maggiore su innovazione tecnologica, sostenibilità sociale e ambientale e transizione energetica.
La divisione Energy del RINA, a cui fanno riferimento anche le attività del gruppo genovese nell’industria oil&gas, punta a svilupparsi con l’apertura di nuove sedi e il presidio dei mercati più promettenti, come ha spiegato nella sua intervista con OilGas News Leonardo Brumori, Executive Vice President Energy Systems & Sustainability del RINA.
Com’è struttura la vostra presenza nel settore oil&gas, e quali servizi siete in grado di offrire?
Il RINA è fortemente radicato nell’industria oil&gas, che presidiamo su più fronti, prestando particolare attenzione ad aspetti come tutela dell’ambiente e sicurezza.
Lavoriamo, a seconda dei casi, per i committenti di un nuovo impianto oppure per i general contractor incaricati di realizzarlo, o anche per i finanziatori (banche o fondi) che necessitano di assistenza in fase di valutazione dei progetti.
Svolgiamo ‘consulting engineering’, valutazione di siti propedeutica alla costruzione (analisi geofisiche e ambientali, anche in ambito offshore) e consulenza di progettazione, ma possiamo intervenire anche in fase di procurement per la qualifica dei fornitori, attività quest’ultima che per l’area EMEA (Europe, Middle East, and Africa) è coordinata dalla nostra sede di Dusseldorf, ma che siamo in grado di effettuare ovunque nel mondo, grazie al capillare network del gruppo RINA. Una rete di uffici e corrispondenti che ci consente anche di proporre servizi di supervisione alle costruzioni e site management, manutenzione e asset integrity, tutte attività per cui evidentemente è necessaria una presenza fisica in loco.
Quanto è importante, per le vostre attività, poter usufruire di un network internazionale come quello del gruppo RINA?
Abbiamo 1.200 dipendenti, più un gran numero di corrispondenti e collaboratori in giro per il mondo. Per quanto riguarda l’oil&gas nello specifico, presidiamo direttamente tutti i principali hub internazionali del settore: abbiamo un ufficio con 70 persone a Houston, negli USA, e oltre 100 dipendenti in Brasile dove lavoriamo molto con la corporation nazionale Petrobras, mentre in Medio Oriente collaboriamo con tutte le principali oil major dell’area e siamo direttamente presenti ad Abu Dhabi, in Oman e Arabia Saudita.
In Cina abbiamo una società controllata, basata a Shanghai, che offre servizi di ‘vendor inspection’, mentre in Corea del Sud svolgiamo attività di asset integrity presso i cantieri navali che costruiscono le piattaforme offshore. Ma in Far East stiamo puntando molto anche sull’India, dove ci proponiamo come fornitori di servizi di project management consulting, sfruttando l’integrazione di diverse competenze presenti all’interno del gruppo, e lavoriamo poi in Indonesia collaborando con l’azienda nazionale Partamina ma anche con l’Eni.
Ed è proprio al seguito dell’Eni che siamo sbarcati in Africa negli anni ’80, consolidando poi la nostra presenza che oggi si concretizza con 100 dipendenti attivi in 3 diversi uffici: Tunisi (dove lo scorso anno abbiamo acquisito la società locale Comete, e che è diventato il nostro punto di riferimento per l’area francofona), Il Cairo e Cape Town. Ma operiamo anche in Mozambico, in Nigeria e in Congo”.
Dal vostro punto di vista, come sta evolvendo il mercato dell’oil&gas nel 2019?
Quest’anno è iniziato sicuramente meglio di come era finito il 2018: riscontriamo un sensibile miglioramento e, soprattutto, un clima di maggior fiducia, che poi porta come conseguenza ad una crescita degli investimenti sul settore.
Per quanto riguarda il RINA, i ricavi delle attività relative all’oil&gas sono cresciuti del 20% nel primo trimestre, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre per l’intero 2019 il fatturato generato da questo segmento di business dovrebbe superare i 150 milioni di euro.
Come sta influendo, sulle vostre attività, la transazione energetica in atto?
Gli effetti sono già presenti, e molto concreti, primo fra tutti un crescente interesse nei confronti del gas naturale, fonte che dovrà fare da ‘ponte’ tra il petrolio e le rinnovabili.
Noi siamo entrati nel mercato del gas all’inizio degli anni 2000, e oggi abbiamo consolidato una posizione di rilievo specialmente nel segmento del GNL, in cui abbiamo seguito finora più di 120 progetti, con diversi ruoli, e abbiamo quindi accumulato molta esperienza sul campo.
Il gas naturale liquefatto è uno strumento fondamentale per la transizione, specie nella sua declinazione small-scale, e in Italia si sta riscontrando un forte interesse per questo tipo di progetti (un esempio è la Sardegna), in cui come RINA siamo molto spesso coinvolti direttamente.
Se il gas può essere considerato il ‘ponte’, l’approdo sono le rinnovabili, ambito in cui il RINA ha una presenza ormai consolidata: puntate su un’ulteriore crescita di questo settore?
Il nostro gruppo da sempre punta molto sulla sostenibilità: abbiamo forti competenze in tema di ambiente, di social accountability e certamente anche di rinnovabili. Settore, quest’ultimo, che ha ricevuto un forte impulso con l’acquisizione della società britannica Edif nel 2016. Oggi siamo attivi anche in USA, Sud Africa e Australia, ma stiamo aprendo nuovi uffici dedicati ad attività legate alle rinnovabili a Madrid, Singapore e Nuova Delhi.
Siamo forti nel solare, dove abbiamo svolto consulenza per circa il 10% di tutti gli impianti installati nel mondo, e guardiamo con attenzione anche all’eolico – recentemente abbiamo ottenuto un contratto in Kazakistan – compresa la sua declinazione offshore.
In generale stiamo notando che molti operatori dell’oil&gas hanno iniziato a considerare con crescente interesse il settore delle rinnovabili, e questo per varie ragioni: ricadute positive d’immagine, convenienza economica, ma anche ricadute positive per le comunità in cui si insediano attività tradizionali.