L’Iran ha deciso di potenziare il suo proto di Jask, che si trova oltre lo stretto di Hormuz, e di trasformalo in un hub per l’export di greggio, costruendo tra le altre cose una pipeline da 1,8 miliardi di dollari in grado di convogliare il petrolio estratto in varie zone del Paese fino alle nuove banchine dello scalo, ubicato sulla costa meridionale dell’Iran.
Secondo la Reuters il piano è stato reso noto nei giorni scorsi dal ministro iraniano del petrolio Bijan Zangeneh e rientra negli sforzi messi in campo da Teheran per tentare di proteggere il proprio export petrolifero, già duramente colpito dalle nuove sanzioni americane, dall’instabilità geopolitica che sta rendendo sempre più incerta la possibilità di attraversare senza intoppi lo stretto di Hormuz, passaggio ad oggi imprescindibile per le petroliere cariche di greggio in partenza dal Golfo Persico.
E’ stato lo stesso governo iraniano, recentemente, a minacciare di bloccare il passaggio delle navi nello stretto proprio in conseguenza della crescente tensione tra Teheran e Washington, culmine di un’escalation scaturita dalla decisione del Presidente USA Donald Trump di riattivare le sanzioni nei confronti dall’Iran cancellate nel 2015 dopo il cosiddetto accordo dei ‘5+1’.
Consapevole – e in parte anche artefice – dell’incertezza che ormai caratterizza ogni passaggio da Hormuz, il Paese degli ayatollah da tempo (almeno dal 2012) progetta la costruzione di un terminal per l’export di petrolio nel Golfo dell’Oman, in modo da poter spedire in tutto il mondo il proprio greggio senza dover attraversare a sua volta lo Stretto.
Ora sembra che i dettagli siano stati definiti e il progetto abbia preso il volo: oltre alla pipeline da 1,8 miliardi di dollari, necessaria per convogliare la produzione nazionale di greggio verso Jask, secondo quanto scritto su Twitter dal ministro Zangeneh – riferisce sempre la Reuters – sono previsti altri interventi che cambieranno radicalmente l’assetto della regione, come la costruzione di depositi petroliferi, banchine per l’export, dighe e sistemi di ancoraggio, oltre alla realizzazione di due nuove raffinerie e di un impianto petrolchimico. Evidentemente, l’obbiettivo di Teheran è iniziare ad esportare da Jask non solo olio grezzo, ma anche prodotti lavorati.