A poco più di un anno dall’annuncio dei nuovi investimenti destinati all’hub di Ravenna, circa 2 miliardi di euro, i vertici dell’Eni hanno incontrato le istituzioni locali, le imprese e i sindacati per fare il punto sulle iniziative già messe in atto e sugli effetti positivi per il territorio.
Secondo quanto ricostruito dalla testata locale Porto Ravenna News, il responsabile del distretto centro settentrionale di Eni, Diego Portoghese, durante il meeting, ha spiegato che la corporation di San Donato Milanese ha già speso circa 500 milioni di euro, dei 2 miliardi complessivi, generando nei primi 6 mesi del 2018 almeno 400 nuovi posti di lavoro nell’indotto del distretto offshore ravennate, con un incremento del 25% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Inoltre il dirigente del ‘cane a sei zampe’ ha aggiunto che durante l’anno in corso verranno investiti altri 100 milioni in attività mirate ad incrementare la sicurezza e la tutela dell’ambiente, mentre dal punto di vista operativo è già iniziata, con le due piattaforme mobili Key Manhattan e Super Sundowner XIII, una nuova campagna di interventi sui pozzi in Adriatico.
Luigi Ciarrocchi, responsabile Italia delle attività upstream ha quindi illustrato come, grazie al nuovo super-calcolatore dell’Eni, il Green Data Center, sia stato possibile rivalutare il potenziale minerario dell’offshore adriatico con 3 anni di anticipo, rielaborando le risultante raccolte nel 1992 con ‘3D Adria’, la più grande acquisizione al mondo in quegli anni.
Proprio questo nuovo screening informatico dei dati ha consentito di rivalutare le riserve della prima delle 3 aree su cui si concentrare l’intervento, identificando alcuni pozzi con maggiori disponibilità (rispetto a quelle rilevate nel 1992). Proprio questi pozzi saranno oggetto di interventi a partire dal 2019.