Secondo Franco Nanni, Presidente del ROCA (l’associazione che raccoglie i contractor attivi nel distretto offshore di Ravenna) il gas è la fonte energetica di transizione verso le rinnovabili. Per questo, l’organizzazione con un intervento pubblicato sulla testata locale Porto Ravenna News, ha esortato aziende, associazioni e parti sociali a chiedere congiuntamente al nuovo Governo che nascerà dopo le elezioni del 4 marzo prossimo, di impegnarsi a sostegno del settore con investimenti e una politica di efficienza energetica.
Secondo Nanni servono infatti nuove concessioni, investimenti e la rimozione del limite delle 12 miglia per le trivellazioni: senza questi interventi la bilancia dei pagamento sul piano energetico resterà sempre in negativo, con grave danno per le aziende e i lavoratori del comparto ma anche per i cittadini italiani che avranno bollette sempre più care.
L’Italia ad oggi importa 55,6 miliardi di metri cubi di gas naturale, su un consumo di 61,9 miliardi, e ne produce in proprio solo 6 miliardi. Il Ministero dello Sviluppo Economico stima però che le riserve in Italia siano pari a 700 milioni di tonnellate equivalente di petrolio (TEP) di cui certi 130 milioni, mentre i rimanenti 570 milioni sono classificati come probabili e possibili.
La contrazione dell’attività estrattiva in territorio nazionale nel corso degli ultimi anni ha causato una drastica diminuzione dei posti di lavoro e del volume d’affari: gli impiegati delle azienda associate al ROCA sono passati da 8.816 nel 2014 a 5.420 nel 2016, mentre il fatturato dei contractor di Ravenna nello stesso arco di tempo è calato da 2,02 miliardi di euro a 1 miliardo di euro.
Se però il Governo investisse quanto necessario per sfruttare almeno le risorse già scoperte, prosegue il Presidente del ROCA, l’Italia potrebbe soddisfare la sua attuale produzione di 11,6 milioni di tonnellate equivalente di petrolio (TEP) per almeno 50 anni, creando 3.500 nuovi posti di lavoro per almeno 12 anni, o 700 posti di lavoro per 50 anni.
Ma questo significa anche che si potrebbe raddoppiare l’attuale output produttivo da 12 a 24 milioni di TEP, riducendo la dipendenza italiana da fonti estere e facendo contestualmente scendere i costi in bolletta per i consumatori.
L’acquisto di gas sui mercati internazionali, conclude poi Nanni, ha anche un impatto ambientale non indifferente: per far arrivare in Italia 1.000 metri cubi di gas estratto in Russia, a 5.000 Km di distanza, è necessario bruciarne il 25% per azionare si sistemi di compressione dei gasdotto. Una perdita (con le conseguenti emissioni) che invece si riduce a zero se il gas fosse estratto in Adriatico.