Sembra non esserci pace per l’industria petrolifera libica, che a causa dei recenti attacchi subiti da due porti specializzati nell’export di greggio ha visto crollare la sua produzione.
Nei giorni scorsi milizie di ribelli hanno infatti assaltato i due terminal petroliferi di Ras Lanuf e Es Sider, due dei principali scali nazionali per l’esportazione di petrolio, causando gravi danni alle strutture. Come ha spigato il Presidente della National Oil Corporation (NOC) Mustafa Sanalla, gli incendi appiccati a due diversi depositi petroliferi di Ras Lanuf hanno costretto le autorità a chiudere i porti, situazione che ha comportato una riduzione della produzione nazionale superiore ai 400.000 barili di greggio al girono. Secondo una fonte confidenziale, citata dall’agenzia di stampa Reuters, il crollo dell’output avrebbe superato i 425.000 barili al girono.
Secondo un’agenzia Ansa, NOC avrebbe chiarito che a Ras Lanuf l’incendio avrebbe comportato la perdita della mega-cisterna n.12 e anche la cisterna n.2, causando una riduzione della capacità di stoccaggio del sito di 400.000 barili (da 950.000 a 550.000 barili).
Al momento, sempre secondo quanto riferito dal vertice di NOC, che ha parlato a Vienna dove il 22 e 23 giugno si svolgerà un meeting tra Paesi produttori membri dell’OPEC e produttori che invece non fanno parte dell’organizzazione, milizie di ribelli sono ancora presenti in zona, rendendo molto complesse le operazioni di ripristino dei terminal portuali.
“La nostra priorità – ha spiegato Sanalla – è quella di spegnere gli incendi e di stabilizzare la situazione, ma il nostro personale è costretto a lavorare in una situazione molto difficili. Le milizie per diversi giorni hanno impedito ai tecnici di intervenire, e solo da poche ore è stato possibile iniziare a domare il fuoco”.