In conseguenza delle nuove sanzioni imposte dagli Stati Uniti lo scorso 4 maggio, l’Iran potrebbe presto vedere ridursi del 20% il suo volume di export petrolifero.
Secondo l’agenzia di stampa Reute5rs, infatti, le principali raffinerie europee che in questi 3 anni (dal termine del precedente regime sanzionatorio, avvenuto nel luglio 2015 con l’accordo del 5+1) hanno acquistato importanti quantità di petrolio proveniente dal Paese mediorientale, si starebbero preparando ad interrompere gli acquisti.
I governi europei non hanno aderito alle nuove misure volute dal Presidente americano Donald Trump, ad anzi hanno esplicitamente manifestato la volontà di mantenere in vita l’accordo sul nucleare con Teheran, ma quasi tutte le banche, le compagnie assicurative e gli armatori attivi nel trasporto marittimo di petrolio stanno interrompendo i rapporti con l’Iran: per la oil mejor europee diventerà quindi impossibile continuare ad approvvigionarsi di greggio iraniano, non potendo disporre di finanziamenti, coperture assicurative e di navi per il trasporto del prodotto.
Inoltre, l’incertezza sull’effettiva applicazione delle nuove sanzioni, potrebbe spingere i raffinatori a cambiare fornitori per non rischiare: “Non possiamo sfidare gli USA” ha dichiarato alla Reuters una fonte interna a Saras, l’azienda italiana che gestisce la raffineria di Sarroch, in Sardegna. ““Non è ancora chiaro quali saranno le effettive conseguenze delle recenti decisioni di Washington, ma continuando a comprare petrolio iraniano potremmo avere dei problemi”.
Saras, come anche l’Eni, la francese Total, le spagnole Repsol e Cepsa e la greca Hellenic Petroleum stanno tutte preparandosi a porre fine all’import di petrolio iraniano, di cui costituivano uno importante mercato di sbocco acquistando un quinto di tutto il greggio esportato da Teheram, ovvero circa 2,5 milioni di barili al giorno, la maggior parte dei quali è diretta in Asia.
L’Eni ha già rivelato di avere un contratto di fornitura che giungerà a termine entro fine anno, mentre Total ha assicurato che non intende richiedere eccezioni al governo americano, cosa su cui invece starebbe ancora ragionando Cepsa.
Secondo trader citati dalla Reuters, i raffinatori europei potranno sostituire il greggio iraniano con petrolio dell’Arabia Saudita o con quello russo proveniente dagli Urali, il cui prezzo è salito proprio in concomitanza con l’annuncio delle nuove sanzioni imposte da Washington.
Anche in Asia, comunque, la situazione potrebbe portare ad una diminuzione degli acquisti di petrolio iraniano: la corporation indiana Reliance Industries, proprietaria del più grande impianto di raffinazione del mondo, smetterà di importare greggio dall’Iran e altre major del continente potrebbero seguirne l’esempio.