domenica, Settembre 24, 2023

Snam, a tutto gas verso il metanodotto di Ravenna

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Nonostante le critiche e le forti opposizioni degli ambientalisti e degli attivisti contro l’inquinamento sono partiti a Ravenna, più precisamente a Punta Marina, i lavori che vedranno la costruzione di 32 chilometri “terreni” di metanodotto che, con altri 8 chilometri sottomarini si allaccerà alla nave rigassificatrice Singapore BW, ormeggiata alla piattaforma Petra, situata nel porto di Ravenna.

La FSRU (unità galleggiante di stoccaggio e rigassificazione) consentirà un’immissione nella rete nazionale annua di circa 5 miliardi di metri cubi di GNL, che verrà trasformato in gas metano e dovrebbe essere in grado di soddisfare circa l’8% del fabbisogno del Paese.

I lavori di terra sono stati commissionati da parte di Snam alla multinazionale tedesca Max Streicher S.p.A. e hanno un ammontare complessivo di oltre 40 milioni di euro e saranno seguiti da Techfem, società di ingegneria e servizi alla costruzione con sede a Fano.

I lavori offshore e quelli alla piattaforma, invece, sono stati assegnati alle aziende Rosetti Marino, Microperi e Saipem e dovrebbero iniziare a breve.

Non sono mancate, come già detto, le proteste degli ambientalisti.

Angelo Gagliani, attivista del Movimento No Tap/Snam di Brindsi, ha dichiarato:

Si tratta di una piccola Tap. (Trans Adriatic Pipeline, parte del Corridoio Meridionale del Gas che porta il gas in Europa dall’Azerbaijan ndr.) Il metanodotto di Ravenna è stato commissionato alle stesse aziende appaltatrici della Tap che hanno provocato avvelenamento delle falde con cromo esavalente (additivo usato durante gli scavi) a San Basilio. La Tap è tuttora sotto processo per disastro ambientale. Anche a Ravenna faranno un progetto simile, useranno una talpa meccanica, un pozzo di spinta a 400 metri dalla spiaggia (nell’area ex Sarom di Punta Marina, area industriale dismessa), con una tecnologia trenchless, che spingerà tubi di cemento alti 2×2 metri sotto la sabbia. Durante gli scavi a Brindisi nel 2020 hanno intercettato una falda e l’hanno prosciugata, lasciando a secco un quartiere, problemi che continuano tuttora. Le compensazioni sono irrisorie rispetto al danno provocato”.

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