Il numero delle trivelle di perforazione attive negli Stati Uniti nelle ultime settimane è aumentato di sei volte.
Questo il risultato emerso dopo la pubblicazione dei dati elaborati dalla compagnia Baker Hughes, multinazionale specializzata nella fornitura di questi importanti macchinari a livello mondiale. In base alle cifre ufficiali contenute nel nuovo bollettino statistico, sul territorio americano sono operative 261 trivelle, dopo aver toccato il livello più basso degli ultimi dodici anni solo qualche settimana fa. Delle 261 torri che stanno operando a livello nazionale, 183 sono destinate alla produzione di petrolio, 75 di gas e 3 per altri tipi di servizi.
La distribuzione geografica a livello nazionale delle trivelle è la seguente: 246 sono dislocate nei diversi giacimenti terrestri, una in acque interne e 14 in offshore, piú precisamente nel Golfo del Messico.
I bacini che hanno richiesto il maggior numero di riattivazioni di trivelle sono stati quelli di Eagle Ford e del Permiano, situato nella parte occidentale del Texas.
Sebbene questi dati dimostrino una chiara ripresa dell’attività petrolifera americana, bisogna ricordare che nello stesso periodo dell’anno scorso, le trivelle attive erano 860, registrando così una diminuzione di 599 trivelle. Ovviamente questa enorme flessione é da ricondurre agli effetti della pandemia, che dal mese di marzo 2020 ha generato un pesante bilancio negativo nei confronti dell’industria petrolifera americana.
Per quanto riguarda il Canada, paese nel quale la presenza della Baker Hughes é molto forte, il numero di trivelle riattivate sono state 71, delle quali 33 sono utilizzate nei giacimenti di petrolio e le altre 38 nei giacimenti di gas. In rapporto allo stesso periodo dell’anno scorso, erano operative 88 trivelle dedicate alla produzione di petrolio e 39 per il gas, commando così un totale di 127 trivelle.