Le offerte vincolanti per rilevare gli asset australiani dell’Eni dovrebbero arrivare entro fine novembre, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuters.
Il gruppo italiano, assistito in questa operazione dell’advisor finanziario Citi, ha messo in vendita le proprie partecipazioni detenute in Australia (ad esclusione delle attività legate al settore dell’energia eolica), da cui punta a ricavare circa 1 miliardo di dollari, col duplice obbiettivo di ottenere risorse utili a mitigare gli effetti della pandemia di coronavirus sui conti della società e di ridurre la propria esposizione sul versante delle fonti fossili nell’ambito del processo di rifocalizzazione del proprio business sui combustibili puliti.
Tra i potenziali interessati, al lavoro su un’offerta, ci sarebbero l’indonesiana Medco Energi Internasional, un consorzio di cui fanno parte il fondo australiano Macquarie e Neptune Energy, e Morgan Stanley Infrastructure.
In Australia l’Eni opera una serie di giacimenti di gas offshore a Nord dell’isola e detiene quote in 4 licenza di esplorazione. Inoltre è titolare del Blacktip Gas Project e di quote nel giacimento di gas Bayu-Undan e il relativo impianto di gas naturale liquefatto Darwin LNG.
Sempre secondo la Reuters, l’Eni starebbe anche valutando la cessione di asset in Pakistan e in Congo, nell’ambito del medesimo piano di dismissione delle attività considerate ‘non-core’.