L’Eni prosegue nel suo percorso di decarbonizzazione del business con due nuove iniziativa: una nuova joint-venture attiva nella generazione di energia rinnovabile negli USA e un intervento di conservazione di alcune foreste in Africa tramite cui è stata compensata una rilevante quota di CO2 emessa dall’azienda italiana.
Nel primo caso il ‘cane a sei zampe’ si è mossa in partnership con il gruppo Falck Renewables, tramite la joint-venture Novis Renewables Holdings, LLC (Novis) – controllata col 51% da Falck Renewables North America, Inc. e partecipata al 49% da Eni New Energy US, Inc. – che ha firmanto un accordo con Savion, LLC (Savion) per l’acquisizione del progetto solare “ready to build” Westmoreland da 30 MW situato nel Westmoreland County, in Virginia.
Novis fornirà pannelli safe harbor, finalizzerà il finanziamento e gestirà la costruzione del progetto, i cui costi complessivi stimati (per lo sviluppo, la costruzione e la transazione) sono pari a 35 milioni di dollari.
Una volta entrato in esercizio, nel terzo trimestre del 2021, l’impianto fornirà energia solare pulita a una utility regionale per il fabbisogno di consumatori finali e industrie per i prossimi decenni, evitando oltre 33.000 tonnellate di CO2 all’anno.
In Africa invece, Eni a conseguito la prima generazione di crediti di carbonio per la compensazione di emissioni GHG equivalenti a 1,5 milioni di tonnellate di CO2, nell’ambito dal progetto REDD+ Luangwa Community Forest Project (LCFP) nella Repubblica dello Zambia, in cui Eni è da oltre un anno attivamente coinvolta. LCFP fa parte dei progetti volti alla protezione e conservazione delle foreste nel continente africano, in linea col framework REDD+ (Reducing Emissions from Deforestation and forest Degradation), definito dalle Nazioni Unite (United Nations Framework Convention on Climate Change – UNFCCC). Eni fa riferimento a tale framework e si è impegnata nello sviluppo e monitoraggio dei REDD+ attraverso una partecipazione attiva alla loro gestione.
Eni prevede di raggiungere in maniera progressiva un portafoglio crediti di carbonio di 10 milioni di tonnellate all’anno di CO2 equivalente nel 2025, 20 milioni di tonnellate nel 2030 e superare le 30 milioni di tonnellate entro il 2050.
Per l’elevato e positivo impatto sociale e ambientale di questi progetti – spiega il gruppo di San Donato Milanese in una nota – i crediti di carbonio sono validati e verificati secondo gli standard internazionali più elevati come il Verified Carbon Standard (VCS) e il Climate Community and Biodiversity Standard (CCB) Triple Gold, rilasciati dall’ente certificatore internazionale VERRA.
La strategia di Eni traguarda l’azzeramento delle emissioni assolute nette scope 1 e 2 upstream al 2030 ed Eni al 2040. Al 2050 Eni punta ad ottenere una riduzione del -80% delle emissioni nette scope 1, 2, 3 riferibili all’intero ciclo di vita dei prodotti energetici venduti.