Il prezzo del barile di petrolio è salito oggi (Brent +1,5% e WTI + 1,7%), sospinto dalla notizia che nel corso del prossimo meeting, previsto in settimana, i membri dell’OPEC + decideranno con tutta probabilità di non aumentare l’output, mantenendo quindi ancora in vigore i tagli disposti nei mesi scorsi per arginare gli effetti del conronaviurs sul mercato globale del greggio.
Lo riporta l’agenzia di stampa Reuters, che cita anche un analista della banca svizzera Julius Bear secondo cui “i fondamentali del mercato petrolifero suggeriscono un ulteriore aumento dei prezzi, con una domanda destinata a crescere nei prossimi mesi in conseguenza della ripresa economica e potenzialmente anche dei viaggi internazionali”. La stima di Julius Bear è che a metà 2021 il barile possa superare i 70 dollari.
Ma il principale fattore che ha spinto al rialzo il prezzo del greggio è costituito dalle intenzion dell’OPEC+, ovvero i membri dell’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio e i loro alleati, a partire dalla Russia, che fino a poco fa si riteneva avrebbero alleviato i tagli già a partire dalla riunione prevista nei prossimi gironi.
Ma è stata la stessa Reuters a riferire, citando tre diverse fonti riservate, che probabilmente i produttori prorogheranno gli attuali ‘cut’ in essere almeno fino ad aprile.
Una prospettiva che ha spinato al rialzo il mercato, sostenuto anche dall’ottimismo che circola riguardo la campagna vaccinale globale e i suoi effetti positivi nel contenimento della pandemia.
Il Presidente americano Biden ha assicurato che gli USA hanno abbastanza dosi per poter vaccinare tutta la popolazione adulta entro l’estate, e ha aggiunto di ritenere che il Paese possa tornare ad una piena normalità entro la primavera del 2022, o possibilmente anche prima.
Una normalità che significherà anche la ripresa dei consumi di carburanti, conseguente alla nuova possibilità di viaggiare, e quindi un sensibile incremento dei consumi di greggio.