Péter Szijjártó, ministro degli esteri ungherese, si è recato in settimana a Mosca per intavolare alcune trattative a proposito del settore energetico.
Szijjártó ha perciò incontrato il vicepremier russo Alexander Novak e l’amministratore delegato della compagnia nucleare statale Rosatom Alexey Likhachev.
L’Ungheria riceve dalla Russia circa l’80% del suo gas, anche a causa della sua posizione geografica priva di sbocchi sul mare. Secondo le parole di Szijjártó, inoltre, anche l’80% del petrolio greggio ricevuto nel 2022 sarebbe stato fornito dai russi.
Viktor Orban ha infatti agito diversamente dai premier dei paesi dell’UE dopo lo scoppio del conflitto russo-ucraino: mentre in Europa Occidentale si è cercata l’autonomia dagli oleodotti russi, l’Ungheria ha ricevuto 4,5 miliardi di metri cubi di gas all’anno, secondo un accordo quindicennale firmato nel 2021. Ciò è stato possibile grazie al gasdotto TurkStream, che consente a Mosca di aggirare l’Ucraina e raggiungere l’Europa Meridionale.
Dopo l’incontro, Gazprom ha comunicato che potrebbe fornire volumi extra contrattuali di gas naturale all’Ungheria nel 2023, applicandovi un pagamento differito.
Il vicepremier russo Novak ha invece assicurato che le forniture di gas sul gasdotto TurkStream arriveranno in Ungheria senza interruzioni, nonostante i lavori di manutenzione che si svolgeranno dal 5 al 12 giugno.
Durante la conferenza stampa, poi, il ministrro ungherese ha dichiarato che la società statale russa di energia nucleare Rosatom ha accettato di modificare un contratto per l’espansione della centrale nucleare di Paks, in Ungheria. Rosatom si occuperà della costruzione di due reattori da 1,2 gigawatt senza gara internazionale.