sabato, Novembre 23, 2024

LA COMPAGNIA CARONTE & TOURIST INVESTIRA’ 200 MILIONI IN NUOVI TRAGHETTI A GAS

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Il GNL (gas naturale liquefatto) come carburante alternativo per la propulsione navale è ormai diventato una realtà all’interno dell’industria crocieristica, ma si sta affermando sempre di più anche nel settore dei traghetti.

In Nord Europa già circolano diversi ferry alimentati a gas, e la compagnia siciliana Caronte & Tourist – attiva nei collegamenti marittimi sullo Stretto di Messina e con le isole minori siciliane – è stata la prima società italiana di armamento a commissionare la costruzione di un traghetto con motore ibrido.

Una scelta pionieristica, quanto meno per il panorama nostrano, che potrebbe però costituire solo il primo step di un programma ben più ampio: Lorenzo Matacena, manager della compagnia ed esponente della famiglia che, insieme ai Franza, controlla Caronte & Tourist, ha infatti rivelato l’intenzione di investire ben 200 milioni di euro per ordinare 10 nuovi traghetti a GNL durante i prossimi 10 anni, con l’obbiettivo di rinnovare la flotta puntando convintamente sul gas naturale come carburante alternativo.

L’annuncio è stato dato a Genova, in occasione di un recente convegno dal titolo ‘Navi passeggeri, porti e ambiente. La svolta verde dello shipping: investimenti e opportunità’, anche se al momento si tratta di un programma ancora da concretizzare. Non è quindi ancora chiaro quali potrebbero essere i cantieri navali in lizza per costruire i nuovi traghetti di Caronte & Tourist, che al momento – per il suo primo ferry ibrido – si è rivolta in Turchia.

Il nuovo mezzo della compagnia è attualmente in fase di realizzazione presso il cantiere Sefine, e verrà consegnato entro la fine del 2018, “anche se per il primo anno e mezzo – ha spiegato Matacena al convegno genovese – sarà molto difficile poterlo alimentare a GNL, perché al momento in Italia mancano le infrastrutture adeguate a garantire il servizio di bunkeraggio di gas”.

Questa prima commessa non è stata affidata in Italia perché “Fincantieri, che aveva già esperienza di traghetti ibridi avendo costruito a Castellammare di Stabia l’FA Gauthier per la compagnia canadese Société des traversiers du Québec, non era interessata ad un progetto da circa 30 milioni di euro, valore modesto rispetto agli standard abituali del gruppo triestino”. Con altri cantieri nazionali le trattativa avviate non avevano portato invece a soluzioni praticabili, “e quindi – prosegue Matacena – alla fine abbiamo deciso di rivolgerci a Sefine, che aveva già realizzato mezzi ibridi destinati al Nord Europa”.

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