Lo scorso aprile il Bangladesh si è aggiunto all’ormai lunga lista di importatori internazionali di gas naturale liquefatto (GNL) e nei prossimi 2 anni, secondo l’ente americano EIA (Energy Information Administration), altri 6 Paesi seguiranno il suo esempio: entro 24 mesi anche Panama, Gibilterra, Russia, Filippine, Ghana e Bahrain inizieranno ad acquistare GNL sui mercati internazionali, creando nuova capacità di rigassificazione in import per circa 60 milioni di metri cubi al giorno.
Secondo un recente report dell’EIA, nel 2017 i traffici internazionale di questo combustibile sono aumentati del 10% rispetto all’anno precedente, un incremento record per un mercato che vede al momento attivi 19 paesi esportatori e 40 paesi importatori.
Entro il 2022, quando gli impianti di rigassificazione attualmente in costruzione verranno completati, la capacità globale di rigassificazione sarà cresciuta di 371 milioni di metri cubi al giorno (+12% rispetto al 2017), arrivando in totale a 3,5 miliardi di metri cubi al giorno. Storicamente, ricorda l’ente di ricerca americano, la capacità di rigassificazione disponibile ha sempre superato di molto la reale domanda, con tassi di utilizzazione degli impianti che non hanno mai superato il 40% negli ultimi 10 anni, ma lo sfruttamento delle nuove strutture dovrebbe essere più elevato poiché molte di esse sono connesse a specifici progetti downstream, sono legate a contratti di import di lungo temine e/o serviranno mercati in cui la domanda di gas naturale crescerà molo rapidamente.
La maggior parte dei rigassificatori che entreranno in funzione tra il 2018 e il 2022 si trovano infatti in Cina o in India, e contribuiranno per il 55% all’aumento di capacità previsto in questo arco temporale. Contando poi l’intero continente asiatico, si arriva al 65% di tutta la capacità di rigassificazione addizionale che si riverserà sul mercato nei prossimi 4 anni. Il 18% sarà invece collocata in Medio Oriente (Bahrain e Kuwait), il 6% in Europa (in particolare Belgio, Grecia, Russia, Finlandia e Gibilterra) e il 3% in Africa (Ghana).
Quasi tre quarti delle nuova capacità di rigassificazione sarà generata da impianti onshore, mentre la quota restante fa riferimento a strutture galleggianti connesse con Floating Storage and Regasification Units (FSRUs).