Grazie all’avvio del secondo gasdotto di collegamento con gli impianti di terra, la produzione di Zohr – maxi giacimento di gas scoperto dall’Eni nell’offshore dell’Egitto – ha già raggiunto i 2,7 miliardi di piedi cubi di gas al giorno (bcfd), risultato ottenuto con 5 mesi di anticipo rispetto al Piano di Sviluppo (PoD).
A comunicarlo è la stessa azienda italiana, che in una nota precisa come il target sia stato centrato grazie al completamento di tutte le otto unità di trattamento a terra – l’ultima delle quali completata e avviata ad aprile 2019 – e di tutti i sistemi di produzione dello zolfo ad agosto, all’avvio della produzione di due pozzi nel culmine meridionale del giacimento (oltre ai dieci pozzi già perforati nel culmine settentrionale) e all’entrata in funzione del secondo gasdotto da 30”, della lunghezza di 216 chilometri, che collega gli impianti di produzione sottomarini all’impianto di trattamento a terra.
Questa nuova pipeline, come si legge nel comunicato del ‘cane a sei zampe’, “permetterà l’aumento potenziale della produzione entro la fine dell’anno fino a 3,2 bfcd rispetto al plateau previsto dal PoD di 2,7 bcfd”.
Zohr, ricorda quindi l’Eni, è la più grande scoperta di gas mai realizzata in Egitto e nel Mar Mediterraneo, ed è ubicata nell’offshore egiziano, all’interno del blocco Shorouk, di cui l’Eni detiene una quota del 50%, Rosneft il 30%, BP il 10% e Mubadala Petroleum il 10%.
Il progetto è eseguito da Petrobel, la società operativa detenuta congiuntamente da Eni e dalla società statale Egyptian General Petroleum Corporation (EGPC), per conto di Petroshorouk, detenuta pariteticamente dal contractor (Eni e i suoi partner) e dalla società statale Egyptian Natural Gas holding Company (EGAS).