L’utilizzo del GNL (gas naturale liquefatto) come carburante navale è una buona soluzione, me è solo transitoria, mentre per il lungo termine bisogna puntare su fonti alternative come l’idrogeno.
E’ questa l’opinione del Presidente di Confitarma – l’associazione di categoria che riunisce, in seno a Confinustria, molti degli armatori italiani – Mario Mattioli, intervenuto sul tema in occasione dell’assemblea annuale dell’associazione.
“Il GNL – ha dichiarato Mattioli a margine dell’evento – è sicuramente una soluzione, perché emette mento dei carburanti pesanti, me è transitoria perché è comunque un fossile e quindi delle emissioni le ha: non può essere considerata una soluzione definitiva. Può essere molto utile in una fase di transizione, ma è chiaro che poi si dovrà fare un ragionamento più forte su fonti alternative, come per esempio l’idrogeno”.
Durante l’assemblea di Confitarma, il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha chiesto agli armatori di indicare, in qualità di futuri utenti, le migliori ubicazioni per realizzare degli hub dedicati al GNL, “e su questo – ha poi assicurato Mattioli – ho dato la piena disponibilità dell’associazione a collaborare. Noi sappiamo molto bene come poter migliorare la logistica del prodotto”. Il presidente della confederazione ha quindi ricordato che, “nonostante alcuni depositi, come quello di Oristano, siano già in costruzione, e altri, come quello di Ravenna, abbiano completato l’iter autorizzativo, ci sono ancora delle carenze normative in Italia sul bunkeraggio di GNL”. In particolare, mancano i regolamenti sulla certificazione dei marittimi e su alcune procedure connesse alla fornitura fisica del combustibile alle navi, “un problema che dovremo cercare di risolvere rapidamente, altrimenti rischiamo che il naviglio in transito si rifornisca in altri Paesi che sono già dotati di strutture adeguate”.
Infine Mattioli ha parlato delle nuove norme internazionali sui limiti al contento di zolfo nelle emissioni delle navi: “Dal 1° gennaio 2020 l’attuale limite del 3,5% scenderà allo 0,5% (il cosiddetto ‘sulphur cap’, o IMO 2020). Lo zolfo calerà di sette volte, e questo non potrà che avere effetti positivi sull’ambiente. Se poi, come qualcuno ipotizza, si vorrà arrivare anche in Mediterraneo allo 0,1%, come è già nelle aree ECA del Nord Europa, allora dovrà essere tutto il Mediterraneo a farlo. Io sono preoccupato di interventi a macchia di leopardo, ovvero alcuni paesi che introducono questo limite e altri, come verosimilmente il Nord Africa, che non lo fanno. Questo creerebbe notevoli distorsioni sul mercato dei trasporti marittimi”.