L’East Mediterranean Gas forum (Emgf), iniziativa promossa dall’Egitto per sfruttare i suoi impianti di rigassificcazione come snodo per l’export di gas naturale verso l’Europa, è ufficialmente diventato un’organizzazione internazionale, di cui l’Italia è uno dei Paesi fondatori.
Nei giorni scorsi infatti, durante un meeting al Cairo, l’Egitto, l’Italia, Israele, la Grecia, Cipro, l’Autorità nazionale palestinese e la Giordania hanno formato l’atto di costituzione dell’organizzazione, a cui presto dovrebbe aderire anche la Francia, che già avanzato una richiesta formale in tal senso.
“L’Italia è orgogliosa di far parte dell’East Mediterranean Gas Forum, un progetto che può accelerare la stabilizzazione e la condivisione delle competenze del gas nella regione”, ha dichiarato all’ agenzia di stampa ‘Agenzia Nova’ Alessandra Todde, sottosegretario di Stato allo Sviluppo economico, presente all’evento a nome del governo italiano.
Il forum Emgf – sempre secondo quanto riportato da Agenzia Nova – potrebbe dare inoltre nuovo impulso al progetto del gasdotto East-Med, che dovrebbe portare in Italia il gas di Cipro, Grecia ed Israele. I leader di questi tre paesi hanno firmato lo scorso 2 gennaio l’accordo per la costruzione della pipeline ad Atene. Lungo 2.100 chilometri e con un costo stimato di sei miliardi di euro, l’East-Med dovrebbe essere completato e attivato entro il 2025 per trasportare gas naturale da Israele all’Italia attraverso Cipro e Grecia.
Resta ovviamente esclusa dall’East Mediterranean Gas forum la Turchia, che vorrebbe porsi – in diretta concorrenza all’Egitto – come hub alternativo per il transito di gas della regione orientale del Mare Nostrum fino al cuore del Vecchio Continente. Ruolo che almeno in parte potrebbe riuscire ad assumere con la prossima entrata in funzione del gasdotto TurkStrem, che poterà il gas russo in Europa attraverso la Russia, e che Ankara vorrebbe cercare di consolidare scoprendo e sfruttando nuovi giacimenti di gas offshore proprio nel Mediterraneo Orientale.
E’ con questo scopo che è stato firmato il recente accordo con la Libia sulla ridefinizione delle Zone Economiche Esclusive, che creerebbe un corridoio marittimo tra i due Paesi (la cui validità è però stata subito messa in discussione a livello internazionale) in cui la Turchia potrebbe trivellare alla ricerca di gas, ma che ostacolerebbe – trovandosi in mezzo al suo ipotetico percorso – proprio la costruzione del gasdotto East Med.