E’ ormai prossima ad attraccare in Venezuela la prima delle 5 navi cisterna iraniane che riforniranno il Paese latinoamericano di diesel e altri prodotti raffinati, per un totale di 1,53 milioni di barili, forniti dal Governo ‘amico’ di Teheran.
Una mossa che ha generato l’immediata reazione di Washington, contraria ovviamente a questo tipo di transazione tra due stati entrambi oggetto di sanzioni economiche da parte degli USA, ma che il presidente Venezualeno Maduro ha definito una libera iniziativa commerciale “tra due Paesi che vogliono la pace e che non si piegheranno all’impero nordamericano”.
Le ragioni di questa maxi-spedizione, spiega la Reuters, risiedono nel fatto che quest’anno le raffinerie del Venezuela stanno lavorando al 10% della loro capacità massima, pari a 1,3 milioni di barili al giorno, e quindi il Governo di Caracas è stato costretto a ricorrere all’importazione, che però è molto limitata – nelle tipologie di prodotti e anche nelle fonti – proprio a causa dell’embargo americano.
La scelta di un altro Paese nella black-list di Washington è stata quindi obbligata, e ha offerto la sponda agli Stati Uniti per criticare nuovamente Maduro e stigmatizzarne i fallimenti in tema di economia, di cui questa onerosa operazione di importazione sarebbe una diretta conseguenza.
Sempre secondo l’agenzia britannica, l’amministrazione Trump nei giorni scorsi avrebbe fatto sapere di stare valutando “misure” contro questo deal internazionale, senza tuttavia specificare di che natura o entità.
In ogni caso, al netto della contrapposizione geopolitica, la 5 navi iraniane stanno continuando a viaggiare verso la costa venezuelana: la prima, la Fortune, ha ormai raggiunto la rada del porto di El Palito, scalo petrolifero gestito dalla corporation nazionale PDVSA vicino a Caracas, mentre la seconda, la Forest, è entrata sabato scorso nel Mar dei Caraibi. Le altre 3 tanker si trovano invece in navigazione nell’Oceano Atlantico, dirette anch’esse verso la costa venezuelana.