Il 12 settembre finirà la quarantena in Ecuador, e con essa tutte le misure di emergenza stabilite dal governo per ridurre ili numero di contagi.
Ma assieme a questa notizia è arrivata anche la decisione che la compagnia statale Petroecuador, concentrata sul downstream, assorbirà l’altra azienda statale Petroamazonas, maggiormente focalizzata invece sull’upstream. Attualmente in entrambe le compagnie lavorano circa 10.600 persone.
Questo processo di fusione delle due corporation nazionali dovrà avvenire entro il 31 dicembre di quest’anno e molto probabilmente comporterà una riduzione del personale.
Nel frattempo però le attività riprenderanno dopo il lockdown e, tra i primi progetti a ripartire, c’è la perforazione del primo pozzo, dei 24 previsti, nelle aree di Tambococha e Tiputini (ITT). L’investimento programmato è di circa 150 milioni di dollari, con l’obiettivo di aumentare la produzione di 7500 barili al giorno, oltre ai 67.000 che produce attualmente. Secondo i dati dell’esplorazione 3D questi due campi hanno una riserva di 1670 milioni di barili, dati che fanno del loro sfruttamento uno dei progetti più ambiziosi e promettenti nella storia dell’Ecuador.
Un altro importante progetto che Petroamazonas riattiverà nelle prossime settimane sarà quello del campo Vinita attraverso il consorzio Triboilgas, con cui si spera aggiungere 500 barili al giorno ai 25.500 barili giornalieri attuali.
Mentre la cinese CNPC riprenderà i lavori nel campo Parahuacu, che fa parte del contratto relativo allo sfruttamento dei cosiddetti “giacimenti petroliferi minori” per cui nel 2016 lo Stato ha stanziato 697 milioni di dollari nei quattro contratti firmati.
In generale la compagnia statale all’inizio di quest’anno si è prefissata di aumentare in modo progressivo la produzione di petrolio per raggiungere entro dicembre 2020 con 440.900 barili al giorno.