L’Eni ha perforato con successo il pozzo Amoca-2, nelle acque poco profonde (25 metri) delle Baia di Campeche, nell’offshore del Messico a 200 km a ovest di Ciudad del Carmen.
La corporation italiana, la prima a perforare un pozzo offshore nel paese centroamericano dopo la riforma del settore energetico del 2013, ha confermato la presenza di olio a diversi livelli nell’area 1, di cui detiene il 100%, e ha già iniziato a valutare varie opzioni per il rapido sviluppo dei campi e la messa in produzione.
“Questo successo è una ulteriore dimostrazione dell’efficacia del nostro Dual Exploration Model. Concentrandoci su asset convenzionali ad alto interesse partecipativo e operatività, riusciamo ad accelerare le attività di esplorazione, valorizzandole in anticipo in caso di scoperta e ottenendo opportunità di sviluppo competitive, così da massimizzare il valore per i nostri azionisti.” ha commentato Claudio Descalzi, Amministratore delegato dell’Eni, che è presente in Messico dal 2006 e ha creato la sua controllata al 100% Eni Mexico, nel 2015.
L’azienda italiana ha poi informato di aver ottenuto i diritti esplorativi per i due blocchi in acque profonde CI-101 e CI-205, situati nell’offshore della Costa d’Avorio. Il blocco CI-101 è ubicato fra i 200 e i 2.500 metri di profondità d’acqua, a 50 km a sud della capitale Abidjan, mentre il blocco CI-205 è tra i 2.000 e i 2.700 metri e a 80 km a sud-ovest della capitale.
Eni, che era già attiva in Costa d’Avorio negli anni ’60 e negli anni ’80, è tornata ad operare nel paese africano nel 2015 con la controllata Eni Côte d’Ivoire Limited che ha acquisito il 30% del blocco esplorativo offshore CI-100, cui ora si aggiungono i due nuovi blocchi che hanno una superficie complessiva di 2.850 chilometri quadrati.