Gli Stati Uniti corrono rapidamente verso l’obbiettivo di diventare un esportatore netto di petrolio, status che verrà raggiunto già nel corso del 2020.
Secondo l’ultimo report settimanale della società genovese di brokeraggio navale Banchero Costa, infatti, durante il 2019 l’export via mare (escluse le consegne via pipeline a paesi vicini, come il Canada) è cresciuto del 46,9%, arrivando a 128,4 milioni di tonnellate, rispetto agli 87,4 milioni di tonnellate nel 2018. Cifra che resta ancora inferiore al volume di greggio importato, pari a 168,7 milioni di tonnellate, cifra che tuttavia risulta in netta contrazione (-25,9%) rispetto ai 227,6 milioni di tonnellate di petrolio importati nel 2018.
Lo scorso anno, quindi, gli Stati Uniti sono rimasti un importatore netto di greggio, ma la situazione – secondo Banchero Costa – si dovrebbe ribaltare già nel corso del 2020, quando, in base le proiezioni del broker genovese, le esportazioni americane di petrolio supereranno per la prima volta le importazioni.
Scendendo più nel dettaglio, il report evidenzia come la prima destinazione dell’oil a ‘stelle e strisce’ in export sia stata lo scorso anno la Corea del Sud con 19,1 milioni di tonnellate (+106% su base annua), pari al 15% di tutto il greggio esportato via mare dagli USA nel corso del 2019. In Asia, seguono l’India con 11,4 milioni di tonnellate (+121% su base annua e il 9% delle esportazioni totali) e Taiwan con 7,3 milioni di tonnellate (+18,1% rispetto al 2018).
In netto calo, invece, l’export diretto in Cina – e qua, evidentemente, ha pesato la ‘guerra commerciale’ tra Washington e Pechino – che è diminuito del 44% a quota 5,4 milioni di tonnellate.
In forte aumento l’export marittimo di greggio verso il Canada (escludendo, come detto, i volumi consegnati via pipeline), +54% a 13,7 milioni di tonnellate, e verso le principali destinazioni europee: Gran Bretagna +66% (11,3 milioni di tonnellate); Olanda +89% (10,5 milioni di tonnellate); Francia +200% (4,4 milioni di tonnellate); Italia + 5,2% (5,1 milioni di tonnellate).
Per quanto riguarda invece i traffici in import, la principale fonte di petrolio per gli USA si conferma il Messico, con un 32,7 milioni di tonnellate (il 19% del totale di greggio importato dagli Stati Uniti nel 2019), in calo del 9,2% rispetto al 2018. Sono invece aumentati gli acquisti da tutti gli altri produttori delle Americhe (ed esclusione, ovviamente, del Venezuela), mentre – a sorpresa, fa notare Banchero Costa – è crollato l’import dal Medio Oriente: le spedizioni in arrivo dall’Arabia Saudita sono diminuite del 49,3% a 21,8 milioni di tonnellate (43 milioni nel 2018), così come i volumi acquistati dall’Iraq sono calati del 37,8% a 16,3 milioni di tonnellate (26,2 milioni nel 2018) e quelli dal Kuwait sono scesi del 26,6% a 3,2 milioni di tonnellate.