I contratti di fornitura di GNL, cosi come vengono abitualmente declinati attualmente, sono troppo rigidi e favorevoli ai produttori.
E’ partendo da questa convinzione che i principali importatori mondiali di gas naturale liquefatto hanno deciso di allearsi con l’obbiettivo di giocare un ruolo attivo sul mercato: secondo quanto riferito dall’agenzia Reuters, infatti, Korea Gas Corp (KOGAS) ha annunciato nei giorni scorsi di aver firmato un Memorandum fo Understunding (MoU) con la giapponese JERA e con China National Offshore Oil Corp (CNOOC) per scambiarsi informazioni e cooperare nell’acquisto congiunto di GNL.
Si tratta dei principali operatori del settore di ognuno dei primi 3 paesi importatori di gas naturale del mondo: in base ai dati raccolti dalla società di consulenza specializzata Wood Mackenzie Giappone, Cina e Corea del Sud contribuiscono da soli al 55% degli acquisti mondiali di GNL.
“Abbiamo creato una piattaforma per condividere, discutere e risolvere problemi comuni per il settore, compresa la questione delle destinations resctriction” ha commentato un portavoce di JERA.
In sostanza, attualmente i principali esportatori di gas naturale, ovvero Qatar, Australia e Malesia, riescono ad imporre contratti di lungo periodo, che obbligano gli acquirenti ad acquistare quote fisse di GNL ogni mese, indipendentemente dal reale fabbisogno, vietando al contempo di rivendere a terze parti l’eventuale surplus, in forza a clausole che vengono appunto definite ‘destinations resctriction’.
Una situazione che i compratori non vogliono più sostenere, motivo per cui i principali player dal lato della domanda hanno deciso di unire le forze per fare pressione sui produttori.
Una pressione che peraltro arriverà a breve anche da altri fronti: il mercato mondiale del GNL – ricostruisce infatti la Reuters – sta subendo recentemente notevoli mutamenti, con l’incremento esponenziale dell’offerta in conseguenza delle scoperte fatte in Australia e dell’avvio della produzione di shale gas negli USA. A livello globale sono entrate in funzione nuove strutture con una capacità di produzione aggiuntiva di 300 milioni di tonnellate all’anno, rispetto ad un volume complessivo di GNL scambiato pari a 268 milioni di tonnellate a livello globale ne 2016.
Una dinamica che ha già portato ad una notevole diminuzione del prezzi spot del combustibile, rispetto ai picchi del 2014, e i cui effetti interesseranno i grandi produttori come Royal Dutch Shell, Chevron, ExxonMobil e Woodside Petroleum.