Il Coronavirus, per il momento, non ha fermato, ma ha nettamente rallentato la costante crescita delle importazioni petrolifere cinesi: nei primi 2 mesi dell’anno, infatti, la Repubblica Popolare ha importato via mare 76,8 milioni tonnellate di greggio, secondo i dati di Refinitiv citati nel suo ultimo report dal broker navale genovese Banchero Costa.
Una cifra che rappresenta un +3,4% rispetto al periodo gennaio-febbraio 2019: un incremento quindi c’è stato, ma la sua entità si è rivelata decisamente minore del +18,6% registrato nei primi due mesi dello scorso anno, rispetto allo stesso intervallo del 2018. C’è quindi un rallentamento evidente e – secondo gli analisti di Banchero Costa – il trend ‘calante’ è destinato ad accentuarsi ulteriormente nel corso del mese di marzo 2020.
Per quanto riguarda invece l’intero anno 2019, l’import cinese di petrolio si è dimostrato in sensibile aumento rispetto al 2018: 447,6 milioni di tonnellate totali (si parla sempre del solo greggio importato via mare), il 9,8% in più su base annua.
Quasi la metà del totale di queste forniture, e cioè il 47%, è arrivato dal Golfo Arabo, con un netto balzo in avanti dell’Arabia Saudita, il cui export verso la Cina lo scorso anno è stato pari a 77,9 milioni di tonnellate, il 47,5% in più rispetto al 2018 e il 17% del volume totale di petrolio importato da Pechino nel 2018. In crescita anche gli approvvigionamenti in partenza dall’Iraq: 49,8 milioni di tonnellate, il 20,7% in più rispetto al 2018 e l’11% del quantitativo totale di greggio importato dalla Cina via mare nel 2019.
Stabile l’import dal Sud America (Venezuela -23,5% a 10,4 milioni di tonnellate, calo più che compensato dal +39,9% del Brasile, a 34,9 milioni di tonnellate), mentre è ovviamente crollato – a causa della guerra commerciale tra Washington e Pechino, che proprio lo scorso anno aveva raggiunto il suo culmine di intensità – l’importo di greggio statunitense, diminuito del 56,5% a soli 5,3 milioni di tonnellate.