Il Messico produrrà 2,3 milioni di barili di petrolio al giorno entro il 2024. A lanciare la sfida è il CEO Octavio Romero, direttore della compagnia nazionale Pemex, azienda che in questi ultimi tempi ha dovuto effettuare profondi cambiamenti per mantenere la reputazione di player tra i più importanti dell’America Latina.
Questa previsione abbastanza ambiziosa rientra nella linea di politica energetica promossa dal governo di Andres Lopez Obrador, dopo che negli ultimi giorni ha dichiarato pubblicamente che l’aumento della produzione di petrolio e la sua raffinazione, sono diventati una priorità del suo governo entro il 2024, target che coincide con la fine del suo mandato.
Il presidente di Pemex non ha dato molta importanza al contributo che le compagnie private daranno per raggiungere questo target, aziende che dal 2013, dopo la riforma che ha messo fine al monopolio del gruppo statale, possono operare liberamente ottenendo le concessioni per lo sfruttamento dei giacimenti. Secondo alcuni studi, infatti la produzione delle compagnie private passerà da 70.000 bg del 2020 a circa 280.000 nel 2024.
Un impatto abbastanza limitato se si considera le grandi riserve messicane valutate in 15.000 milioni di barili. Il motivo che spiega questo modesto contributo delle aziende private sarebbe da ricondurre alla cancellazione delle gare d’appalto lanciate dal proprio governo, che invece vuole mantenere il ruolo protagonista dello Stato.
Per quanto riguarda il settore della raffinazione il direttore Romero invece ha dichiarato che entro la fine del 2020, gli impianti di Pemex produrranno 1,1 milioni di bg, vale a dire un incremento del 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Secondo i calcoli pubblicati dal Ministero delle Finanze alla fine di agosto, Pemex ha generato ricavi circa 17.000 milioni di euro, che equivale all’11% della spesa pubblica messicana.