La Basilicata è il vero ‘giacimento’ d’Italia: è in quella regione che si concentra la stragrande maggioranza della produzione nazionale di idrocarburi, la cui entità però resta decisamente modesta in valori assoluti, tanto da costringere il Belpaese a soddisfare la gran parte del proprio fabbisogno energetico attraverso l’importazione di fonti estere.
Sono alcuni dei dati contenuti nel ‘Med & Italian Energy Report 2019’, recentemente presentato a Bruxelles da SRM-Studi e Ricerche per il Mediterraneo, centro studi del gruppo Intesa Sanpaolo.
La dipendenza energetica da fonti esterne è, d’altra parte, caratteristica comune ai Paesi dell’Unione Europea, che è un importatore netto di energia con il 55,7% del totale.
Il Vecchio Continente produce l’1,6% del petrolio mondiale ma ne consuma ben il 13,3%. Produce il 2,8% del gas mondiale e ne consuma il 12%, mentre produce il 3,2% del carbone mondiale e ne consuma il 6%.
L’Italia non è da meno, anzi: il nostro Paese ha una dipendenza energetica del 78,6% da fonti estere, che sale fino al 90% per quanto riguarda il gas naturale, rispetto ad una media europea del 70%.
La maggior parte del gas importato dall’Italia arriva via gasdotto (il 50% dalla Russia), ma sta crescendo la quota di GNL, attualmente pari al 12% e prevista in aumento nel corso dei prossimi anni.
Per quanto riguarda la fotografia della modesta produzione nazionale di idrocarburi, effettuata da SRM nel suo report, emerge chiaramente come tale attività sia concentrata nel Meridione, in particolare in relazione all’onshore. L’84% dell’estrazione di petrolio e gas su terra viene svolta infatti in Basilicata, mentre un altro 9,6% in Sicilia. Sommando i due valori, si supera ampiamente il 90%, in sole due regioni. Più variamente distribuita, invece, l’attività estrattiva offshore, il 23% della quale è comunque effettuata al largo delle coste del Sud Italia.