L’Eni starebbe pensando ad uno spin-off di tutto il business oil&gas di West Africa e Medio Oriente, con l’obbiettivo di raccogliere risorse con cui finanziare i progetti di transizione energetica.
A riferirlo è l’agenzia di stampa Reuters, che cita diverse fonti riservate, aziendali e di mercato, secondo cui il modello a cui sta lavorando il gruppo di San Donato Milanese è lo stesso già utilizzato in Norvegia nel 2019, con la trasformazione di Eni Norge in Var Energi e la cessione di una quota di minoranza (circa il 30%) al fondo di private equity HitecVision.
L’operazione scandinava ha funzionato e, grazie anche all’acquisizione degli asset di ExxonMobil per 4,5 miliardi di dollari, ha generato per l’Eni dividenti pari a 1,3 miliardi di dollari dalla sua definizione ad oggi.
Secondo le fonti della Reuters ora il ‘cane a sei zampe’ starebbe pensando di adottare lo stesso schema con le attività oil&gas dell’Africa Occidentale (dove l’Eni è il primo operatore internazionale con una presenza molto radicata e ramificata), del Medio Oriente e anche del Far East.
Uno degli effetti di una soluzione di questo genere sarebbe sgravare il bilancio della capogruppo di almeno una parte del debito, che l’anno scorso ha raggiunto quota 26,7 miliardi di dollari, deconsolidando le attività in questione dal bilancio principale.
Ridotto l’ammontare complessivo dell’esposizioni finanziaria, l’Eni potrebbe raccogliere nuovi capitali con cui sviluppare i business legati alle rinnovabili e alla transizione energetica. Pur non avendo confermato queste recenti indiscrezioni, in passato l’Eni aveva già parlato della possibilità di replicare il modello di Var Energi in altre regioni del mondo.