I membri dell’OPEC insieme agli altri Paesi produttori alleati, a partire dalla Russia – il cosiddetto OPEC+ – hanno concordato un lieve incremento dell’output globale di petrolio a partire da gennaio, quando sarà consentita una produzione ulteriore di massimo 500.000 barili al giorno rispetto ai livelli attuali.
Dopo lo scoppio della pandemia di coronavirus e il conseguente crollo del prezzo del greggio, i membri dell’alleanza non erano riusciti a trovare un accordo su un taglio dell’output, innescando anzi una guerra commerciale per ‘rubarsi’ quote di mercato vicenda. Dopo poco però, resisi conto dell’insostenibilità della situazione, i principali contendenti, Arabia Saudita e Russia, si erano seduti ad un tavolo insieme agli altri membri dell’OPEC riuscendo, non senza fatica, a definire un accordo di riduzione della produzione che impegnava tutti gli aderenti all’alleanza. Il ‘cut’ stabilito in quella sede, come contromisura al crollo del mercato, era decisamente importante, 9,7 milioni di barili al gironi ovvero circa il 10% della produzione globale, con la speranza, però, di poterne alleviare l’entità a partire dal 2021.
Prospettiva tuttavia messa in dubbio dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi, schierati sulla ‘linea’ dura e decisi a prorogare un nuovo incremento della produzione di almeno altri sei mesi in ragione dello scoppio della seconda ondata di Covid-19. Sull’altro fronte la Russia, convinta invece della necessità di ridurre fin dal prossimo gennaio l’entità del taglio stabilito la scorsa primavera.
E’ su questa distanza che, nei gironi scorsi, le diplomazie dei membri dell’OPEC+ hanno lavorato, riuscendo alla fine a trovare una linea condivisa: da gennaio 2021 sarà possibile attuare un lieve aumento dell’output rispetto ai livelli attuali, ma comunque non oltre i 500.000 barili al giorno di produzione aggiuntiva. Il tetto massimo potrà essere poi modificato, al rialzo o al ribasso, a valle di revisioni mensili della situazione.
Come sottolineato dal Financial Times, quella raggiunta dagli aderenti all’OPEC e dai principali alleati è una soluzione di evidente compromesso, a cui tutti – chi premeva per una proroga dell’attuale cut, come i Paesi del Golfo, e chi invece, come la Russia, spingeva per una riduzione dei tagli – si sono piegati per preservare l’unità dell’alleanza, messa a dura prova in questi mesi proprio dalle conseguenze dalla pandemia di coronavirus sul mercato petrolifero mondiale.