Dopo 8 mesi di stop, a breve NOC (National Oil Company) – la compagnia petrolifera statale libica – dovrebbe poter riavviare l’export internazionale di greggio e, di conseguenza, incrementare anche i propri livelli produttivi. Ipotesi che, nel contesto attuale di domanda debole, ha immediatamente causato una diminuzione del prezzo del barile.
Negli ultimi anni il Paese nordafricano si è sempre attestato su un livello di output attorno agli 1,2 milioni di bpd, circa l’1% della produzione mondiale, ma da inizio 2020, con il blocco dell’export imposto dal comandante militare delle forze che controllano la Libia orientale, Khalifa Haftar (in contrapposizione ad altri apparati dello Stato da cui dipende NOC), il dato era crollato a soli 100.000 barili al giorno.
Ora lo stesso Haftar ha annunciato l’intenzione di ‘sbloccare’ i terminal portuali libici e consentire quindi di fatto la ripresa delle esportazioni: NOC ha infatti sempre detto che avrebbe fatto riparte tutte le attività solo in strutture e terminal liberi dalla presenza militare.
Ora che questa prospettiva si sta realizzando, la compagnia petrolifera libica si è messa in moto e in un comunicato di ieri ha annunciato che intende rapidamente salire ad un output di 260.000 bdp. Si tratta di poca cosa, a livello globale, ma comunque sufficiente – nell’attuale contesto di domanda di greggio fortemente indebolita dalle conseguenze della pandemia di coronavirus – a far scendere del 5% il prezzo del barile nella giornata dell’annuncio, secondo i dati riportati dalla Reuters.
Inizialmente ad essere riaperti, poiché considerati ‘porti sicuri’, saranno i due terminal di Marsa El Hariga e Brega, mentre la prima petroliera dovrebbe approdare a Hariga giovedì prossimo e nelle 72 ore successive caricare greggio per conto del trader internazionale Unipc, celebrando così il ritorno della Libia sul mercato petrolifero internazionale.