Le attuali sanzioni americane nei confronti dell’Iran stanno fortemente limitando l’industria petrolifera locale, e ne potrebbero menomare la capacità produttiva sul lungo termine.
Secondo un recente report della società genovese di brokeraggio navale Banchero Costa, infatti, in questo momento circa ¼ di tutti gli impianti di produzione petrolifera del Paese sono fermi, a causa dell’embargo USA – reintrodotto dall’attuale Presidente Donald Tramp ‘stracciando’ il cosiddetto accordo dei 5+1 – che ha costretto Teheran a ridurre drasticamente il proprio output, sono fermi.
Con le nuove misure varate da Washington a fine 2018, per le raffinerie di tutto il mondo è praticamente impossibile comprare greggio iraniano, a meno di non voler incorrere nelle sanzioni secondarie (quelle che colpiscono chi fa affari con i Paesi sulla lista nera degli States), e quindi l’Iran ha dovuto più che dimezzare la sua produzione petrolifera rispetto a due anni fa, scendendo sotto i 2 milioni di barili al giorno.
Situazione che, se protratta nel tempo, potrebbe rendere non troppo facile invertire rapidamente la rotta, secondo quanto si legge del dossier della broker-house genovese.
In particolare, questa bassa attività degli oil rig potrebbe compromettere infatti la capacità dell’Iran di continuare a estrarre petrolio dai giacimenti più vecchi, che richiedono un pompaggio continuo per mantenere elevati e costanti i livelli di pressione e quindi di produzione.
Non è detto quindi che, qualora la tensione sull’asse Washington-Teheran dovesse sciogliersi nel prossimo futuro, con un conseguente allentamento delle attuali sanzioni, l’Iran sarebbe in grado di riportare rapidamente il suo output ai livelli del 2018.