E’ sempre più difficile, in Italia, fare trasporti eccezionali: lo dicono gli operatori del settore per bocca di Antonio Catiello, Presidente di AITE (Associazione Italiana Trasporti Eccezionali) nonché imprenditore attivo a livello internazionale con la sua TCT, che – intervenendo alla conferenza stampa di presentazione del GIS, le Giornate Italiane del Sollevamento e dei Trasporti Eccezionali in programma a Piacenza dal 3 al 5 ottobre 2019, ha lanciato l’allarme: “La situazione in cui si trovano a lavorare gli operatori dei trasporti eccezionali è drammatica, e il Governo non sta facendo niente. Se le cose non cambieranno velocemente, non ci resterà che attuare un fermo. In passato questo è stato l’unico modo efficace per farci ascoltare a Roma”.
L’impatto sull’industria oil&gas
L’impatto è forte anche sull’industria manifatturiera nazionale, specie nel settore dell’impiantistica e dell’oil&gas, i cui prodotti sono spesso manufatti di grande dimensione, che devono viaggiare tramite trasporti eccezionali: “So che molte aziende italiane stanno valutando di delocalizzare i loro impianti all’estero, proprio a causa dei problemi legati ai trasporti” riferisce Catiello.
Se infatti non si può trasportare, si rischia di non poter vendere all’estero, mentre l’export è da tempo la destinazione principale dell’impiantistica nazionale, come conferma Paolo Galloso di ANIMA (Associazione Industria Meccanica Varia e Affine, parte di Confindustria): “La nostra associazione rappresenta circa 1.000 aziende, con un fatturato complessivo annuo pari a 50 miliardi di euro, il 65% dei quali generato da esportazioni. E’ evidente, quindi, che per noi la questione dei trasporti eccezionali ha un’enorme rilevanza. Non sono infrequenti casi di ritardi nelle consegne, o peggio di commesse cancellate, a causa di problemi di trasporto”.
La ‘pazienza’ dei trasportatori, nei confronti di un Governo che Catiello giudica “sordo alle nostre richieste” è quindi ormai agli sgoccioli, anche se uno spiraglio esiste, prima di arrivare al fermo, e a indicarlo è Sandra Forzoni, Segretario Nazionale dell’AITE, che – stemperando i toni del suo Presidente – propone l’evento fieristico in programma organizzato dalla Mediapoint & Communications del genovese Fabio Potestà e giunto alla sua 7° edizione, come luogo adatto per avviare un dialogo tra imprese del settore e politica: “La situazione in cui gli operatori si muovono è disastrosa, e il nostro sistema infrastrutturale, costruito nel dopoguerra, avrebbe bisogno di enormi interventi di riqualificazione, mentre il Ministero non si muove. Noi però dobbiamo fare proposte concrete, e il GIS, che ormai si è affermata come vetrina per tutto il settore, può essere il giusto contesto in cui avviare un dibattito costruttivo”.
Forzoni è ottimista, e ricorda che “la crescita costante di questa fiera è la conferma che l’industria si muove e va avanti nonostante le enormi difficoltà con cui tutti i giorni si trova a dover combattere”.
Le novità dell’edizione 2019
A fornire la misura del consolidamento del GIS (che ha cadenza biennale) come momento di incontro per tutto il settore del sollevamento e dei trasporti eccezionali, a livello non solo nazionale, è lo stesso Potestà: “Alla scorsa edizione, nel 2017, hanno partecipato 9.000 visitatori e circa 300 espositori, su un’area di 33.000 metri quadrati. Quest’anno puntiamo a raggiungere 400 espositori, che avranno a disposizione ulteriori aree nei piazzali di PiacenzaExpo, e quota 11.000 visitatori”.
Tra le principali novità di questa edizione ci sarà un padiglione interamente dedicato, per la prima volta, agli AGV (automatic guided vehicle), i mezzi a guida automatica che – secondo Potestà – “sono il futuro della movimentazione logistica e sono già largamente utilizzati in ambito portuale ma anche dall’industria automotive e da quella alimentare”. Al GIS 2019 è arrivato poi il sostengo del Ministero della Difesa: “L’Esercito Italiano, le altre Forze Armate, ma anche Carabinieri, Protezione Civile, Vigili del Fuoco e Croce Rossa sono tutti grandi utilizzatori di mezzi di sollevamento, e primari utenti di servizi di trasporto eccezionale”.
Guardando al mercato, Potestà ricorda poi che i segmenti in maggiore crescita sono quello degli operatori del noleggio, “che stanno ampliando costantemente la gamma di mezzi messi a disposizione dei clienti”, e quello delle gru edili e dei carrelli elevatori, “che hanno aumentato la loro presenza in questa edizione del GIS”.
Infime, al GIS 2019 non mancheranno – assicura il numero uno di Mediapoint & Communitations – le 3 consuete cene di gala, “che vedranno complessivamente la partecipazione di 800 ospiti e quest’anno si svolgeranno nella nuova e prestigiosa sede di Palazzo Gotico, nella centralissima Piazza Cavalli, messoci a disposizione dal Comune di Piacenza”.
La location di Piacenza
Il legame tra la città emiliana e Mediapoint è ormai consolidato, come ribadiscono Ivan Chiappa, Presidente della Commissione Sviluppo Economico del Comune di Piacenza, secondo cui “il GIS è un evento molto importante per PiacenzaExpo e per l’amministrazione comunale, che è anche l’azionista di maggioranza dell’ente fieristico”, e Giuseppe Cavalli, che di PiacenzaExpo, da due anni, è Presidente: “Fin dall’inizio, ovvero ben prima che io assumessi questo incarico, la nostra fiera ha creduto nel progetto del GIS, e oggi i risultati ci danno ragione. Noi puntiamo molto sulle fiere di nicchia, che possano dare un reale valore aggiunto”. Tra queste, altre due sono organizzate dalla stessa Mediapoint, ovvero il GIC (le Giornate Italiane del Calcestruzzo) e la nuova Pipeline & Gas Expo, che debutterà a Piacenza con la prima edizione dal 20 al 22 maggio 2020.
A rappresentare l’attenzione del tessuto economico piacentino nei confronti del GIS, interviene anche Giuseppe Baracchi, Presidente dell’Ordine degli Architetti di Piacenza, ricordando che “per noi è importante conoscere il mercato dei mezzi che vengono impiegati nell’edilizia, comprese le gru, per poi redigere progetti accurati e sostenibili dal punto di vista finanziario”.
Un settore bloccato dalla burocrazia
Parallelamente all’importante dimensione espositiva, al GIS prenderà copro un ricco palinsesto di convegni e seminari: è proprio in questo contesto che a tenere banco sarà la situazione degli operatori italiani del trasporto eccezionale, che, “se era già difficile prima – assicura Catiello – dopo il crollo di Ponte Morandi è diventata insostenibile. Per un trasporto da Milano e Imperia che abbiamo fatto con la nostra azienda, ci sono voluti 8 mesi per ottenere i permessi. Ora tutti vogliono controllare i ponti, ma questi interventi andavano fatti prima, non ora che il Morandi è già crollato”.
Il problema, per il Presidente di AITE, è tutto italiano: “Le strutture amministrative non hanno competenze tecniche adeguate, e manca anche la volontà di rendere più efficiente il sistema. Quando negli anni ’90, con Claudio Burlando Ministro dei Trasporti, portammo a Roma oltre 500 camion, bloccando il Paese, accolsero le nostre richieste e modificarono di conseguenza la normativa allora vigente in soli 8 giorni. E questo vuol dire che anche a Roma, quando c’è la volontà, le cose si possono fare”.
Ben diversa la situazione negli altri Paesi europei: “In Inghilterra, per farsi autorizzare un trasporto eccezionale basta una mail alla polizia, che risponde rapidamente indicando il percorso da seguire. Il tutto con costi molto bassi per le aziende private. E nessuno si sogna di sforare i limiti di peso dichiarati, perché tutti i camion vengono misurati e pesati con sistemi automatici, non appena sbarcano dalle navi. In Italia invece i permessi sono spesso costosissimi e complicatissimi da ottenere, ma poi nessuno effettua dei controlli”.
La visione degli operatori del sollevamento
Difficoltà che non mancano anche per gli operatori dei mezzi di sollevamento, come spiega Daniela Dal Col, Presidente di ANNA (Associazione Nazionale Noleggio Autogru): “Attualmente la competenza sulle strade nazionali è ripartita tra Regioni, Province e Comuni, con la conseguenza di una totale disomogeneità regolatoria che crea enormi problemi operativi, cui si aggiunge la difficoltà italiana di recepire programmi di formazione specializzata per gli operatori di autogru, che invece in altri Paesi europei sono la prassi da anni”.
Dal Col è però ottimista sul fatto che, “con uno sforzo comune, la situazione possa cambiare”. Quello che serve è l’avvio di un dialogo con le istituzioni, che – tutti i presenti alla conferenza stampa si augurano – potrà partire proprio dal GIS.