La diffusione del coronavirus sta avendo effetti concreti e tangibili sul prezzo del petrolio e quindi sulla strategia dei principali produttori, a partire dall’OPEC, che per compensare il calo dalla domanda sta preparando un nuovo taglio della produzione.
Secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, il diffondersi del virus ha determinato una drastica contrazione della domanda di carburanti in Cina, che è il principale importatore mondiale di greggio. Come diretta conseguenza, il colosso statale della raffinazione Sinopec avrebbe già annunciato l’intenzione di tagliare la sua produzione mensile di 600.000 bpd (barili al giorno): una riduzione del 12%, la più significativa mai effettuata nel corso dell’ultimo decennio.
Ma non basta: sempre in base alla informazioni raccolte dalla Reuters, le aziende di raffinazione private della provincia di Shandong, che insieme importano circa 1/5 di tutto il volume di greggio importato ogni anno dalla Repubblica Popolare, stanno già riducendo la loro produzione con tassi ben maggiori, dal 30% al 50% in meno rispetto al periodo precedente il diffondersi del coronavirus.
Ovviamente, trattandosi del primo buyer mondiale di petrolio, il calo della domanda cinese si è immediatamente riverberato sul prezzo del greggio al barile: il Brent LCOc1 è calato oggi (3 febbraio 2020; ndr) fino a 55,62 dollari, il valore più basso mai raggiunto negli ultimi 12 mesi.
Per correre ai ripari, e sostenere il prezzo del greggio la barile, l’OPEC insieme ai suoi partner (il cosiddetto OPEC+) starebbe già preparando un nuovo e cospicuo taglio dell’output, che potrebbe essere decurtato di ulteriori 500.000 bpd.