Il cosiddetto blocco delle trivelle in Adriatico sarà quasi sicuramente prolungato di ulteriori sei mesi: una decisione che, se confermata, potrebbe dare il colpo di grazia al cluster offshore ravennate, come ha sostenuto il sindaco dalla città romagnola Michele De Pascale in una lettera dai toni piuttosto netti, inviata la Ministero dello Sviluppo Economico.
Un emendamento al decreto Milleproroghe, proposto dal Movimento 5 Stelle e approvato dalle competenti Commissioni parlamentari della Camera, ha infatti esteso da 18 mesi a 24 mesi la moratoria alle trivellazioni offshore introdotta con il decreto Semplificazioni a inizio 2019. Tempo necessario, nelle intenzioni del legislatore, a consentire l’approvazione da parte del Ministero dell’Ambiente del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai), che dopo questa modifica si estenderà fino a febbraio 2021. Al termine di questo intervallo, il Governo procederà quindi a rigettare le istanze di ricerca e a revocare i permessi già in essere nelle aree che, in base al Piano, saranno ritenute non idonee.
La norma deve essere ancora approvata definitivamente, con l’avvallo del Parlamento all’intero decreto Milleproproghe, ma la sua formulazione, così come il successivo ‘via libera’ nelle Commissioni della Camera, ha già scatenato le reazioni allarmate del distretto ravennate.
Nella sua lettera al MISE, De Pascale (esponente del PD, partito che è al Governo insieme ai 5 Stelle) ha infatti parlato – secondo quanto si legge negli stralci della missiva riportati dalla stampa ravennate – di una decisione che “anziché mettere in campo tutte le misure per rispettare le tempistiche” di introduzione del Pitesai, “distrugge completamente il comparto offshore italiano e impedisce qualsiasi investimento nazionale da parte di aziende del settore, che saranno costrette a rivolgersi a Paesi stranieri”.
Sul piede di guerra anche i sindacati di settore: secondo il segretario generale della Filctem Cgil Marco Falcinelli, posticipare l’attuazione del Pitesai “significa dire che l’Italia non ha bisogno del gas naturale. Così si impediscono gli investimenti necessari per rafforzarne la sicurezza, diminuirne la dipendenza estera e permettere la transizione energetica. Si affosserà un territorio, quello ravennate, e questo avrà conseguenze per l’intero sistema Paese. Per questo non escludiamo una grande mobilitazione nazionale”.