Il gas naturale liquefatto, data la sua maggiore flessibilità rispetto al metano importato via pipeline con contratti di fornitura di lunga durata, si è imposto come strumento per consentire una maggiore diversificazione delle fonti di approvvigionamento e, nel caso dell’Europa, per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia, da cui origina la stragrande maggioranza del gas che giunge nel Vecchio Continente via condotto.
E infatti i Paesi dell’Unione stanno aumentando drasticamente gli acquisti di GNL sul mercato internazionale, ma se lo scopo primario è quello di svincolarsi da Mosca, il target sembra essere ancora lontano, perché una quota rilevante del maggior quantitativo di gas liquefatto importato in Europa arriva proprio delle terre dello ‘zar’ Vladimir Putin.
Già lo scorso anno, secondo i dati raccolti da Bloomberg, l’Europa aveva importato in totale 85 milioni di tonnellate di GNL, cifra record, ma si avvia nel 2020 a raggiungere i 100 milioni di tonnellate, o quantomeno ad andarci molto vicino. Una dinamica che, secondo gli analisti consultati dall’agenzia americana, ha diverse ragioni, non ultimo il calo dei consumi di gas liquefatto di alcuni storici buyer asiatici, come il Giappone. Molti carichi rifiutati da acquirenti del Far East sono stati infatti ricollocati nel Vecchio Continente, e specialmente nei Paesi dell’Europa settentrionale.
D’altra parte la domanda europea è in costante crescita, e l’Italia non fa eccezione: lo confermano i dati di traffico relativi al 2019 diffusi nei giorni scorsi da Adriatic LNG. La società, che è controllata da ExxonMobil e partecipata da Watar PEtroleum e da Snam, e gestisce il rigassificatore offshore di Rovigo, ha infatti reso noto che lo scorso anno il terminal ha battuto tutti i suoi precedenti record sia in termini di navi gasiere attraccate (88), sia di volumi immessi nella rete italiana del gas (7,6 miliardi di metri cubi, +1,1% su base annua e circa il 10% di tutto il consumo nazionale di gas) e di tasso di utilizzo, pari al 95,6% rispetto al record dell’87% raggiunto nel 2011 (e a una media europea che si ferma poco sopra il 50%).
Uno sprint che, però, non sembra andare nella direzione di una maggiore indipendenza dalla Russia. Nel corso del 2019, infatti, Mosca ha incrementato di oltre il 50% il suo export di GNL, giunto a 28,6 milioni di tonnellate, e una grossa fetta di questo maggiore flusso si è diretto proprio verso l’Europa occidentale. Lo scorso anno sono arrivati all’interno dell’Unione 15,7 milioni di tonnellate di GNL russo, il 191% in più rispetto ai 5,4 milioni del 2018 (nel 2017 erano stati 0,2 milioni di tonnellate) e quasi il 20% di tutto il GNL importato dal Vecchio Continente nel 2019.
La Russia è infatti diventata il secondo fornitore europeo restando dietro solo al Qatar, che si mantiene al vertice della classifica fornendo il 27% del gas liquefatto importato complessivamente dai membri UE.