Nonostante il percorso di transizione energetica sia ormai in atto in tutta Europa, a partire dalla regione settentrionale del continente, non si fermano le attività dell’industria petrolifera in Norvegia: nel corso del ciclo di Awards in Predefined Areas (APA) 2020, infatti, le autorità del Paese scandinavo hanno assegnato ben 61 nuove licenze di esplorazione e produzione nelle acque territoriali a 30 diverse società (su 33 in totale che avevano avanzato le loro istanze).
Di queste 61 licenze, 34 di trovano nel Mare del Nord, 24 nel Mar di Norvegia e 3 nel Mar di Barents.
“L’assegnazione di 61 licenze a 30 diverse compagnie effettuata quest’anno dimostra come l’industria del petrolio abbia ancora significative aspettative di fare scoperte profittevoli nell’offshore della Norvegia ha commentato il direttore licenze della Norwegian Petroleum Directorate, Kalmar Ildstad, secondo quanto riportato dalla rivista World Oil. “E’ positivo che gli operatori abbiano dimostrato interesse a esplorare zone la cui geologia è già nota e che si trovano in prossimità di infrastrutture già operative”.
Secondo quanto riferito dal direttorato la platea di concessionari è molto variegata: ci sono sia piccole società che grandi compagnie, anche se la major statale norvegese Equinor (ex Statoil) continua ovviamente a giocare un ruolo molto rilevante, avendo ottenuto in tutto 17 licenze, di cui 10 come operatori e 7 come partner.
“Siamo soddisfatti di queste aggiudicazioni che costituiscono un’importante aggiunta al nostro portafoglio di esplorazione e costituiranno la base per future scoperte da realizzare in linea con la roda-map climatica del gruppo” ha commentato il Senio Vice President Exploartion Norway di Equinor Nick Ashton. “Lo sviluppo delle tecnologie digitali ci offre nuove opportunità di trovare petrolio e gas e contemporaneamente regole sempre più severe ci impongono di ridurre le emissioni di CO2 lungo tutta la filiera, dalla scoperta al consumo. E noi dobbiamo riuscire ad avere successo su entrambi i fronti”.