Lanciato oltre un anno fa in occasione dell’edizione 2017 della fiera OMC (Offshore Mediterranean Conference) di Ravenna, il tema del decomissioning della piattaforme offshore italiane, presenti soprattutto nel Mar Adriatico, e giunto ormai a fine vita, è uno degli argomenti su cui si concentra l’attività della Direzione Generale per la sicurezza anche ambientale delle attività minerarie ed energetiche del Ministero dello sviluppo Economico.
“Il ‘Forum per il futuro delle piattaforme’, coordinato al Prof. Fabio Fava e inaugurato lo scorso anno a Ravenna chiamando al confronto Ministero dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con le Capitanerie di Porto, Marina Militare, le autorità locali e regionali, i rappresentanti degli operatori, dei lavoratori, delle associazioni ambientaliste, dell’Associazione dei Geologi, dei centri di ricerca e dell’Università, è una delle numerose iniziative che il Ministero ha attuato sul tema del decomissioning delle piattaforme offshore” spiega Franco Terlizzese, Direttore Generale della DGS UNMIG. L’approccio italiano in materia, illustrato lo scorso anno durante gli European Maritime Days di Poole, in Inghilterra, si concretizza su diverse direttrici operative.
“Innanzitutto – ricorda Terlizzese – sempre nel 2017 la DGS UNMIG ha lanciato il progetto Safe and Sustainable Decommissioning (SSD project), per la dismissione sicura e sostenibile delle piattaforme in mare, basato sulla rimozione o il riutilizzo delle infrastrutture, che rientra nell’ambito del CLYPEA, network per la sicurezza offshore istituito nel 2014 con l’obiettivo di un costante miglioramento dei parametri di sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi che oggi coinvolge 15 paesi.
L’SSD si basa su una serie di iniziative, a partire da una ricognizione della letteratura esistente in materia di decommissioning a livello internazionale, nazionale e regionale: “In abse alle risultanze di questa prima fase di analisi abbiamo poi definito sia la terminologia che la classificazione relative allo stato produttivo dei pozzi e delle piattaforme dell’offshore italiano, e predisposto quindi uno strumento decisionale basato sull’Analisi Multi-Criteri della migliore opzione di decommissioning sotto il profilo socio-economico, ambientale e industriale, e sono stati raccolti ed elaborati i valori di riferimento per la costruzione di benchmark per la stima dei costi di decommissioning e dei costi di mantenimento in sicurezza delle infrastrutture non più utilizzate per l’estrazione di idrocarburi”.
Per ciò che riguarda invece la necessità di comunicare al pubblico e a tutti gli stakeholder coinvolti dalla materia e informazioni relative alle attività di dismissione mineraria delle piattaforme offshore giunte a fine vita, “è stato predisposto l’applicativo cartografico WebGIS, strumento comunicativo mediante il quale verrà garantita la conoscenza e la trasparenza sulle attività condotte presso le singole installazioni offshore, contribuendo a consolidare in tal modo i rapporti tra i vari soggetti coinvolti, dalle istituzioni centrali e locali alle imprese, ai sindacati fino alle associazioni ambientaliste e a tutti i cittadini interessati”.
Infine, ancora una volta nell’ottica di coinvolgere gli interlocutori dell’industria oil&gas, è stato costituito Tavolo tecnico per la definizione delle “Linee Guida nazionali per la dismissione mineraria delle piattaforme per la coltivazione degli idrocarburi in mare e delle infrastrutture connesse al fine di assicurare la qualità e la completezza della valutazione dei relativi impatti ambientali”, previste dal Decreto legislativo 16 giugno 2017 n. 104.
“L’attuazione del Decreto – conclude Terlizzese – si è concretizzata nella redazione di uno schema di provvedimento, in avanzato iter di approvazione, che prevede norme per lo smantellamento o il riutilizzo delle piattaforme e permetterà anche di identificare le migliori tecnologie disponibili per la dismissione mineraria, compatibili sotto i profili ambientali e sociali, oltre che tecnicamente ed economicamente sostenibili”.