I principali player dell’industria internazionale del GNL premono per svincolare le dinamiche di prezzo del gas naturale liquefatto dall’indicizzazione col petrolio, guardando ad un nuovo meccanismo che rifletta i fondamentali del mercato, nonostante i rischi connessi all’attuale situazione di eccesso di offerta.
E’ quanto emerso, secondo la cronaca di S&P Global Platts, nel corso dell’evento online Japan LNG Producer-Consumer Conference 2020. Nonostante questa intenzione comune, però, all’interno del settore manca ancora un accordo su come un nuovo meccanismo di definizione dei prezzi dovrebbe funzionare nel concreto.
In ogni caso, l’attuale situazione risulta particolarmente dannosa soprattutto per le compagnie di trading asiatiche, che nei mesi scorsi hanno comprato carichi di GNL con prezzi indicizzati al petrolio e poi sono state costrette a rivenderli sul mercato spot a cifre più basse, a causa proprio dell’eccesso di offerta. Questo fenomeno si è verificato in misura particolarmente massiccia in Giappone, dove molti importatori di gas naturale liquefatto sono legati ai loro fornitori da contratti di lungo periodo (indicizzati al petrolio) con prezzi di acquisto a livelli ben più elevati di quelli che attualmente caratterizzano il mercato spot.
Se quindi per trader e importatori esiste la necessità di legare la dinamiche di prezzo dei contratti di fornitura del GNL all’andamento del mercato, secondo alcuni produttori ed esportatori – come la malese Petronas – non è possibile fare riferimento esclusivamente al mercato spot, perché questo non offrirebbe alcuna protezione ai venditori di gas naturale liquefatto, che devono ammortizzare investimenti ingenti e quindi hanno bisogno di una certa stabilità nel medio lungo periodo.
Una potenziale soluzione a cui si guarda è un modello ibrido, che svincoli il prezzo del GNL da quello del petrolio ma che inserisca comunque dei sistemi per calmierare le oscillazioni del mercato spot.