La transizione verso un futuro energetico low carbon è iniziata ed è un processo irreversibile: anche la grandi oil major, come Eni e Shell, ne sono convinte e consapevoli e si stanno muovendo per integrare il loro business tradizionale con le nuove fonti rinnovabili.
Questo sembra essere ormai un punto fermo, in base all’orientamento emerso durante un approfondito dibattito sul tema svoltosi a Ravenna in occasione della fiera internazionale Offshore Mediterranean Conference & Exhibition.
“La transizione è cominciata e non si arresterà” ha infatti assicurato ribadito Luca Cosentino, Executive VP Energy Solutions di Eni. “Bisogna promuovere, in particolare, la penetrazione delle rinnovabili per garantire il futuro low carbon che il mondo deve traguardare, e noi siamo già fortemente impegnati in questa direzione sia in termini di investimenti sullo sviluppo di nuove tecnologie quali, ad esempio, il solare organic e a film sottile e il west to fuel, sia per quel che concerne gli investimenti industriali con un forte impegno finanziario nel quadriennio”.
Wilfried Mass, Technical Development Leader CCS di Shell ha invece presentato il quadro dei progetti di CCS (Carbon Cacture and storage) su cui la società si sta impegnando, illustrando in particolare il primo progetto su scala commerciale, avviato nel 2016 in Canada con il supporto finanziario dei governi canadese e dell’Alberta e mirato a catturare un milione di tonnellate annue di CO2 che equivalgono alle emissioni annue di 250mila veicoli.
E proprio il trasporto, come ha ricordato Katia Valtorta, Principal di Arthur D. Little, contribuisce per il 20% alle emissioni globali di gas climalteranti: la chiave per ridurre l’impatto ambientale di tali attività risiede nel ‘fuel shift’, ovvero la sostituzione dei combustibili attualmente utilizzati con il gas naturale. In particolare, Arthur D. Little stima che la penetrazione di LNG abbia un grande potenziale per quanto riguarda il settore delle navi, dei camion, dei treni specialmente in aree geografiche quali Cina, India e Stati Uniti. Il problema fondamentale è di promuovere lo sviluppo delle infrastrutture per permettere una rapida diffusione dell’energia in questi segmenti di mercato.
Elizabeth Tørstad, CEO di DNV GL, ha poi illustrato le opportunità derivanti dell’integrazione di energie rinnovabili nel processo di produzione di idrocarburi, le cui emissioni in questo modo si potrebbero ridurre in misura consistente (fino al 29% in Norvegia).
Infine Silvia Grandi, del Ministero dello Sviluppo Economico, ha presentato il rinnovato impegno del dicastero nel supportare gli sforzi di decarbonizzazione dell’economia anche con la partecipazione dell’Italia a importanti organismi internazionale quali il G7 Ambiente ed Energia di cui ha in questo semestre la Presidenza.