Per ragioni diverse, le importazioni di GNL (gas naturale liquefatto) di Cina ed Europa sono aumentate in misura considerevole e le due regioni oggi sono diventate due mercati di riferimento per questo prodotto, e in particolare per lo shale gas di origine statunitense.
Secondo i dati riportati dall’agenzia di stampa Bloomberg, lo scorso anno il consumo interno di GNL in Cina è aumentato del 42%, arrivando molto vicino ai livelli del Vecchio Continente, dove comunque l’incremento annuo ha raggiunto il 20%. Mentre la nazione asiatica ha incrementato il consumo di gas per compensare la riduzione dell’utilizzo di carbone, l’Europa si è rivolta al mercato internazionale per importare il GNL necessario a sopperire il calo della produzione interna di gas.
Li rinnovata vitalità delle importazioni europee ha attirato l’attenzione dei produttori americani di shale gas, che con il prossimo completamento di una serie di strutture portuali dedicate all’export di gas naturale liquefatto, hanno messo nel mirino i Paesi dell’Unione come uno dei principali mercati di sbocco.
Secondo le analisi citate da Bloomberg, le nuove forniture di gas dirette in Europa nel periodo 2025-2030 arriveranno principalmente dalla Russia e, appunto, dagli Stati Uniti.
E se il Giappone, primo compratore al mondo di GNL, sta rallentando il ritmo degli acquisti sui mercati internazionali, Cina e Corea del Sud, rispettivamente al secondo e terzo posto del ranking mondiale, corrono invece nell’altra direzione, mentre il Nord Europa diventerà presto una bandierina ben evidente sulla mappa del traffico internazionale di GNL.
Nel dettaglio, la Gran Bretagna ha registrato consumi ed acquisti in calo, ma l’Olanda si sta confermando uno dei paesi più attivi sia in termini di consumo interno che come capacità di stoccaggio messa a disposizione degli operatori, diventando un importante hub per il GNL.
Una dinamica che si sta riflettendo anche sui tassi di utilizzo dei terminal europei per la movimentazione di gas naturale liquefatto, fino ad ora piuttosto bassi (al 23% lo scorso anno) ma destinati a crescere in misura significativa, soprattutto grazie all’apporto del gas in arrivo dagli USA.