La domanda globale di gas naturale liquefatto (GNL) potrebbe crescere del 3% all’anno arrivando a 410 milioni di tonnellate nel 2025, grazie soprattutto al progressivo passaggio dal carbone al metano per la generazione elettrica, ma dopo tale data, con la diffusione delle rinnovabili a basso costo, potrebbe iniziare a calare secondo l’analisi della società di consulenza Eurasia Group.
In un recente report la società ha scritto che il mercato del GNL sta uscendo dalla crisi dovuta al coronavirus in una posizione più forte di quanto inizialmente ci si aspettasse, grazie a prezzi bassi che, almeno nel breve termine, hanno favorito lo switch di molte economie asiatiche emergenti dal carbone al gas.
Secondo Eurasia, infatti, la pandemia ha effettivamente colpito la domanda energetica globale, ma gli iniziali timori riguardo al fatto che lo shock potesse portare ad un calo strutturale del consumo di gas naturale per ora non si sono materializzati. Inoltre, a favore della capacità di ‘resilienza’ del GNL ha giocato il fatto che i prezzi fossero già bassi prima dello scoppio della crisi e che si siano mantenuti tali, incentivando i buyer a sfruttare a proprio vantaggio questa situazione e spingendo quindi la domanda.
In parallelo, l’industria del carbone ha invece ridotto l’output per sostenere i prezzi durante la crisi, iniziativa che potrebbe aver evitato agli operatori di questo settore qualche guaio immediato ma che potrebbe aver arrecato dei danni permanenti, favorendo appunto uno switch verso il gas.
Dal lato della domanda, a trainare la crescita sarà la Cina che prevede di incrementare di 20 milioni di tonnellate l’import di GNL rispetto ai livelli del 2019, e di arrivare ad un’importazione annua di 80 milioni di tonnellate nel 2025, contendendo al Giappone lo scranno di primo importatore mondiale di gas naturale liquefatto.
Ma anche lo stesso Sol Levante, e la Corea del Sud – aggiunge Eurasia – stanno attuando politiche di transizione energetica che prevedono un maggior ricorso al metano durante i prossimi anni. E, soprattutto la Corea (che lo scorso anno ha importato 40 milioni di tonnellate di GNL), non dispone di sufficienti contratti di fornitura a lungo termine per poter coprire questo incremento dei consumi, che verrà inevitabilmente soddisfatto tramite un maggior ricorso all’import di GNL su base spot (almeno 5 milioni di tonnellate annue addizionali entro il 2024). Parzialmente diverso il discorso per il Giappone, che invece – secondo il report – è in una situazione di sovra-approvvigionamento di gas dai suoi contratti di lungo termine e che quindi, per una transizione dal carbone al metano, non avrebbe bisogno di incrementare l’importazione su base spot di carichi di GNL. I quali, anzi, potrebbero diminuire di 5 milioni di tonnellate nei prossimi anni (rispetto ai 77 milioni importati complessivamente nel 2019).
In generale, comunque, Eurasia prevede che il mercato globale del GNL crescerà a ritmi sostenuti fino al 2025, ma dopo quell’anno la tendenza potrebbe iniziare ad invertirsi a causa della crescente disponibilità di energia rinnovabile a basso costo e di soluzioni di stoccaggio sempre più efficienti, che spingeranno al ribasso – per ragioni ambientali – i consumi di combustibili fossili, compreso il gas naturale.