sabato, Aprile 27, 2024

EOLICO OFF-SHORE: PROGETTI FERMI IN ITALIA

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In Italia l’eolico offshore non gode di vento favorevole. A largo delle nostre coste – ricorda un dossier di Legambiente – sono stati presentati in questi anni 15 progetti ma sono tutti fermi. Eppure le potenzialità sono altissime.

LE POTENZIALITA’ – L’Anev, ricordano da Legambiente, ha stimato potenzialità di valorizzazione dell’energia del vento in circa 2.500 MW, capaci di soddisfare i fabbisogni elettrici di 1,9 milioni di famiglie. Ma regna il disinteresse totale. Il Piano di azione nazionale sulla promozione delle fonti rinnovabili prevedeva per gli impianti eolici offshore un obiettivo crescente dai 100 MW che si sarebbero dovuti installare nel 2013 fino ad arrivare a 680 MW nel 2020.

Alla luce di questi dati, il dossier raccoglie la storia di questi 15 progetti, presentati tra il 2006 e il 2013. Nessuno è stato realizzato o in cantiere. Uno dei problemi chiave è sicuramente l’incertezza normativa.

Non esistono regole per valutare i progetti, per escludere le aree da tutelare, per informare i cittadini; in mare non valgono neanche le linee guida approvate per gli impianti a terra. L’assenza di regole chiare è tale per cui le Soprintendenze hanno bocciato progetti eolici off-shore posizionati a diversi chilometri dalla costa o, addirittura come a Taranto, posti di fronte all’impianto siderurgico dell’Ilva, dicono da Legambiente.

Si parla sostanzialmente di motivi estetici ma non ci sono riferimenti di alcun tipo da seguire nell’analisi dei progetti. Ecco perché i progetti hanno trovato sul proprio percorso vari ostacoli, problemi di autorizzazione da parte di enti locali, Regioni, Soprintendenze e ministero dei Beni culturali, anche in caso di Valutazione d’impatto ambientale positiva. L’unica possibilità resta la decisione del Consiglio dei ministri, per dirimere i contrasti tra gli organi dello Stato.

IL CASO MOLISE – Il caso più emblematico che cita Legambiente è quello di un progetto presentato nel 2006 al largo delle coste del Molise, bocciato da poco dal governo Renzi. Dopo una Valutazione di impatto ambientale positiva è stato il ricorso della Regione Molise e il parere contrario del Ministero dei Beni Culturali a bloccare tutto. Il Consiglio di Stato aveva assegnato la scelta finale al Consiglio dei ministri, ma questo ha comunicato che non si sarebbe occupato della questione e che il progetto deve ripartire da zero.

NESSUN INCENTIVO – Il governo Renzi ha deciso anche di togliere gli incentivi agli impianti eolici offshore. Esiste una bozza di decreto in cui non è previsto alcun intervento per questa tipologia di fonti rinnovabili e a beneficiarne saranno gli inceneritori e mega impianti a biomasse a cui sono garantiti generosi incentivi per 20 anni.

Eppure nel 2014 il contributo delle fonti rinnovabili è stato pari al 38% dei consumi complessivi. “La richiesta che facciamo al governo è semplice: copiamo dalla Francia o dalla Spagna che hanno introdotto procedure per valutare gli impianti eolici offshore trasparenti e che funzionano”, dichiara quindi il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini.

E ALL’ESTERO? – L’eolico offshore all’estero cresce ma non è tutto rose e fiori.

LA CAMPAGNA CONTRO NAVITUS BAY – Nel Regno Unito, il Bournemouth Borough Council ha lanciato una campagna per spignere il governo a fermare il progetto offshore di Navitus Bay. Il motivo sarebbe quello di preservare dall’industrializzazione i siti di Poole Bay e Jurassic Coast, patrimonio dell’umanità.

Inoltre, afferma di voler tutelare l’occupazione locale e il miliardo di sterline che ogni anno entrano nel Dorset grazie al turismo. In altre parole, vedere pale eoliche al largo delle coste, secondo loro, potrebbe sovvertire questo scenario. Il progetto è frutto di una joint venture tra Eneco Wind UK e EDF Energy Renewables.

In una lettera al premier David Cameron, il leader del Bournemouth Council John Beesley scrive che il progetto di Navitus Bay sarebbe altamente visibile dalla terraferma e altererebbe, danneggiandolo, l’appeal e la bellezza di quello che attualmente è un panorama marittimo incontaminato.

L’impatto visivo delle turbine sarebbe quindi inadeguato e mal si sposerebbe con l’interesse dei 6,7 mln di turisti che si riversano nella zona ogni anno. La palla passa all’Energy Secretary Amber Rudd, si scoprirà il verdetto il prossimo 11 settembre.

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